Bisogna dargliene atto, a Maurizio Setti. Quando vinceva, gli anni scorsi, le interviste le schivava. Soprattutto quelle coi giornali bolognesi. «Non m’andava di fare il fenomeno». Ora che sta per retrocedere in B, il presidente del Verona, che lunedì sera sfiderà il Bologna in quel Dall’Ara che lui conobbe da numero 2 rossoblù, va a ruota libera. Di solito non succede. «Non ce n’è andata dritta una, ma è una lezione. Ho fatto i miei errori e quando sarà il momento dirò tutto pubblicamente». Maurizio Setti si racconta così a La Repubblica in vista della sua sfida speciale col Bologna di cui era stato vice-presidente.Molte le cose in chiave rossoblù, alcune già più o meno note, ma altre che nelle virgole o nei «finali» ci raccontano un presidente un po’ meno arrembante e più riflessivo. Prendete la questione relativa all’addio di Mandorlini. Setti ha sempre detto che avrebbe dovuto intervenire prima, sentite cosa ha detto a La Repubblica:«Sì forse avrei dovuto mandarlo via prima, pur sapendo che aveva tante attenuanti, perché abbiamo avuto fino a 11 giocatori infortunati, 7-8 di media. Ci allenavamo coi Primavera, un avvio pazzesco. E poi lui aveva fatto 100 punti in due anni, non me la sono sentita. Da noi ha fatto ottime cose, non lo dimentico. Però si, dovevo mandarlo via prima. Anche se poi, a dirla tutta, non so cosa sarebbe cambiato». A vedere i risultati, purtroppo, non è cambiato molto. «Potevamo ancora svoltare, fra gennaio e febbraio abbiamo raccolto ottimi risultati» racconta Setti, «poi dopo aver vinto col Chievo c’è stato il tracollo. Quando pensavo avremmo potuto agganciare le altre. È una retrocessione, ma non è la fine del mondo. Si riparte e l’anno prossimo cercheremo di tornar su: lo devo ad una piazza come questa e ad una tifoseria che non ha eguali, credo, al mondo».
A Setti è stato chiesto se non si è mai pentito di aver lasciato il Bologna: «Mai, pur riconoscendo l’enorme importanza di una realtà come quella».Questa la risposta secca dell’imprenditore emiliano che guarda alla sua precedente esperienza con un po’ di tenerezza «se penso a dov’era il Bologna quando entrammo noi. Guaraldi è stato bravo a trovare un acquirente così».L’ha conosciuto Saputo?«Gli ho parlato due volte dieci minuti, non posso dire di conoscerlo. Ma mi ha fatto un’ottima impressione, educato, rispettoso, umile. Proprietà molto solida, possibilità di programmare e investire». Il presidente del Verona ha proseguito l’intervista di Simone Monari parlando di Donadoni: «grande tecnico» e Diawara: « gran colpo. Uno da Premier».Sulla gara di lunedì che potrebbe sancire la salvezza matematica del Bologna, Setti non carica più di tanto la posta in palio. «Se anche il Bologna non fa punti , poi ci sono altre sette partite. Gliene basta uno, toh, due. Non diciamo sciocchezze». È già salvo il concetto espresso da Setti, che poi ha continuato: «Piuttosto speriamo sia una bella partita, noi difendiamo l’onore, il Bologna deve dare continuità ad una bella stagione. E poi è il Monday night».Maurizio Setti infine, è stato sollecitato anche su una recente dichiarazione di Di Vaio, che ha detto al Carlino: «Ricordo quando firmai il rinnovo biennale, anni fa al Bologna: Setti disse che era impensabile fare un contratto così a un 35enne. Ma lui ha fatto lo stesso con Toni. E giustamente». Ecco la risposta di Setti: «Intanto gli mando un caro saluto, ma gli ricordo che Toni ha sempre rinnovato anno per anno».
(Fonte: L’Arena)