• 27 Ottobre 2025

Breaking News :

Nothing found

Live 24 TrivenetoGoal! Uno sguardo completo sulle squadre trivenete

Clicca qui per aggiornare la diretta

Ore 21.20 – (Il Piccolo) Bradaschia ancora out, qualche altro giocatore acciaccato (vedi Miani e Romeo), il recupero di Di Dionisio, il rientro dalla squalifica di Abrefah e un Muzzi in più nel motore: sono questi gli ingredienti che il tecnico Bordin dovrà miscelare con cura nel suo 4-3-3 per amalgamare bene il tutto e preparare la ricetta giusta per la Triestina in vista della decisiva trasferta di domani a Castelfranco Veneto contro il Giorgione (inizio ore 15, arbitra Vigile di Cosenza). Se l’assenza di Bradaschia, che ha appena ricominciato ad allenarsi dopo l’importante lesione muscolare di un mese fa, è sicuramente pesante (e lo dimostrano i risultati delle ultime tre partite senza di lui, un pareggio e due sconfitte), stavolta almeno la Triestina, grazie al transfer provvisorio, dovrebbe finalmente poter contare su Nicholas Muzzi, l’atteso figlio d’arte (il padre è Roberto Muzzi, l’ex bomber di tante squadre di serie A) che giocando esterno offensivo può non solo sopperire all’assenza di Bradaschia, ma anche essere un’importante arma in più nel finale di campionato. Muzzi nei primi giorni della settimana fra l’altro ha avuto la febbre, ma già giovedì si è allenato regolarmente e anche se non in perfette condizioni fisiche, dovrebbe scendere in campo domani contro il Giorgione. A questo punto in attacco l’ipotesi più probabile è quella di un tridente con Muzzi e Cuppone esterni e Giordani punta centrale. Il fatto che la Triestina potrebbe giocare con due esterni offensivi giovanissimi in formazione (Muzzi è un 1996, Cuppone è un 1997), e quindi completare così il pacchetto under che comprende anche i due terzini Crosato e Dalla Riva, apre delle prospettive interessanti a centrocampo, dove a questo punto non sarebbe più necessario utilizzare per forza un altro under. Se consideriamo che Spadari sarà il regista e il rientrante Abrefah una delle due mezzali, questo permette di riconsiderare anche Di Dionisio nel ruolo di centrocampista. Anche se ovviamente quest’ultimo è al rientro dopo la frattura al dito del piede e Cornacchia potrebbe essere ancora favorito per completare il reparto in mezzo al campo, anche se la sua duttilità non lo esclude nemmeno da un ruolo in fase offensiva. Di certo non si potrà contare su Miani che sta recuperando da un problema muscolare, ma in panchina ci sarà comunque l’utile Puka in caso di bisogno. In difesa le cose dovrebbero essere più chiare: davanti a Vezzani, oltre ai già citati terzini Crosato e Dalla Riva, la coppia centrale dovrebbe essere formata da Piscopo e Andjelkovic. Più difficile infatti un rientro di Di Dionisio in questo ruolo, mentre l’altro difensore centrale Romeo al massimo potrà andare in panchina visto che ha appena recuperato dopo l’acciacco muscolare patito contro la Sacilese.

Ore 20.50 – (Corriere delle Alpi) Trasferta insidiosa. Il Belluno si prepara al match di Verona contro la Virtus Vecomp, quinta forza e con un ritardo di sei punti dai bellunesi. Una vittoria metterebbe al sicuro definitivamente il quarto posto. Qui Belluno. Questa mattina la banda gialloblù scenderà in campo per la rifinitura e il tecnico Vecchiato valuterà le condizioni di Duravia, ancora alle prese con la distorsione al ginocchio rimediata contro il Ripa Fenadora. Chi non sarà sicuramente del match è Farinazzo, che ha ricominciato a svolgere la parte atletica ma che non può ancora allenarsi con il gruppo dopo le microfratture al viso subite in casa contro il Monfalcone. Il fuoriquota dovrebbe lavorare a parte ancora per circa una settimana e la speranza è di riaverlo per la sfida del 10 aprile in casa contro la Luparense. Chi gioca? Il tecnico Vecchiato potrebbe schierare la solita difesa a quattro formata da Pescosta e Mosca sugli esterni mentre la coppia difensiva dovrebbe essere quella formata da Calcagnotto e Pellicanò. A centrocampo potrebbe rivedersi dal primo minuto Quarzago insieme a Masoch e a Bertagno. In attacco la coppia di partenza potrebbe essere quella formata da Corbanese e Acampora, alle loro spalle il trequartista dovrebbe essere Miniati. In porta il solito ballottaggio tra Brino e Solagna. Qui Virtus Vecomp. La squadra veronese si trova al quinto posto in classifica con sei punti in meno del Belluno e una vittoria riaprirebbe i giochi per la quarta piazza. Nel match di andata al Polisportivo i bellunesi uscirono vittoriosi con un netto quattro a zero che però non è in ogni caso un risultato da tenere in considerazione per il confronto di domani. Poche settimane dopo il poker rifilato ai veronesi, il Belluno cadde per due reti a zero a Verona e fu eliminato dalla Coppa Italia. La Virtus Vecomp sta vivendo una stagione al di sotto delle aspettative, avendo dichiarato ad inizio stagione di voler lottare per i vertici del campionato. La Virtus Vecomp dovrà fare a meno in panchina del presidente e allenatore Luigi Fresco e del difensore Federico Maccarone, entrambi squalificati. Arbitro. Sarà Giuseppe Trischitta di Messina a dirigere l’incontro coadiuvato dagli assistenti Giorgio Lazzaroni e Daniele Lammanis entrambi di Udine.

Ore 20.20 – (Gazzettino) «Vediamo a pochi passi da noi la linea di un traguardo che vogliamo avvicinare ancor più battendo il Fontanafredda». Ovviamente non si aspetta niente di meno della conquista di tre punti Giancarlo Favarin, timoniere di un Venezia che domani al Penzo – ore 15 – nella prima delle sei finali che lo separano dal ritorno in Lega Pro ospiterà i friulani, penultimi e in lotta disperata per non accompagnare in Eccellenza la Sacilese. «Come sempre per noi c’è un solo risultato a disposizione, la cosa non ci spaventa anche se solo il Fontanafredda non avrà niente da perdere venendo a Venezia – analizza il tecnico -. Di sicuro non vediamo l’ora di giocare, aver disputato solo il derby col Mestre negli ultimi 25 giorni non ci è piaciuto, ma questo è un motivo in più per ripartire con grande vigore». Domani Favarin sconterà la prima di due giornate di squalifica, mentre in campo mancheranno i capitani Soligo e Serafini, pesanti eredità del 2-2 nel derby di Mogliano. «Dovendo proprio farne a meno è chiaro che sapere di ritrovarli domenica prossima in casa dell’Este non ci dispiace. Il Fontanafredda però è una squadra viva e sta a noi non alimentare la sua fiducia, quindi occorrerà segnare il prima possibile. È evidente come il Venezia abbia una fisionomia attorno ai «senatori» Soligo e Serafini, a dir poco preziosi per carisma e qualità. Tuttavia non avrò problemi a sostituirli, per spirito e condizione il gruppo sta benissimo». Nel 4-2-3-1 in cabina di regia la coppia sembra già fatta con il rientro di Acquadro al fianco di Marcolini, mentre in attacco c’è comunque l’imbarazzo della scelta: intoccabili Maccan come vertice altro e Fabiano a destra, Innocenti-Chicchiarelli e Volpicelli si giocano il posto a sinistra, Carbonaro, Lattanzio e Gualdi il ruolo di seconda punta. MINI ABBONAMENTI – Oggi ultimo giorno per acquistare (solo agli sportelli Vela fino alle ore 19.30) i mini abbonamenti per le ultime tre gare casalinghe (al prezzo di due) di campionato. Finora ne sono stati venduti 46 ai seguenti prezzi: 10 euro curva sud, 30 tribuna laterale e 50 tribuna vip.

Ore 20.00 – (Corriere del Veneto) Un occhio all’Este e un altro al Campodarsego, perché il vantaggio è buono, ma non ancora sufficiente. Tutto, però, converge verso il Fontanafredda (domani ore 15, stadio Penzo), un avversario con l’acqua alla gola che ha bisogno di punti. Niente di nuovo, perché il Venezia è abituato a convivere con le pressioni. Neppure l’assenza in panchina di Favarin per squalifica sembra scalfire la tranquillità arancioneroverde. I dubbi maggiori della settimana riguardano il reparto offensivo. La squalifica di Serafini potrebbe convincere l’allenatore a schierare un 4-2-3-1 con una batteria di trequartisti formata da Fabiano nel ruolo di centrale, con Maccan prima punta e sulle corsie esterne Volpicelli a destra e Innocenti a sinistra. A centrocampo Marcolini affiancherà Acquadro e rimpiazzerà l’assente Soligo. Nel frattempo Federico Bee, preparatore dei portieri della Juniores e Allievi del settore giovanile del Venezia, è in Irlanda con la Rappresentativa Italiana Fispes di Calcio a 7. Le amichevoli, serviranno agli 11 giocatori italiani provenienti dalle società Torino FD e Calcio Veneto FD Onlus per mettersi alla prova in un contesto internazionale.

Ore 19.40 – (La Nuova Venezia) «Non vediamo l’ora di giocare. Per fortuna era l’ultima sosta, marzo è stato un mese troppo spezzettato. Da domani si vola fino al termine della stagione». Giancarlo Favarin non siederà in panchina con il Fontanafredda in quanto squalificato, però in settimana ha caricato a mille i suoi giocatori. Se Marcolini è il sostituto naturale di Soligo, al posto di Serafini c’è un ballottaggio Carbonaro-Volpicelli, mentre la fascia di capitano andrà sul braccio di Gianni Fabiano. «I giocatori vedono avvicinarsi lo striscione del traguardo e vogliono compiere un altro passo in avanti» aggiunge il tecnico pisano, «sono tutti belli carichi, consapevoli che ogni partita nasconde le sue insidie. Ci mancheranno due elementi che garantiscono esperienza e carisma, come Soligo e Serafini, ma chi li sostituirà, seppur con caratteristiche diverse, può essere a sua volta determinante. Questa è una squadra che ha già la sua identità». Tra i convocati ritorna anche il difensore Di Maio, mentre solo oggi Favarin scioglierà le riserve su Taddia, che non si è ancora ripreso completamente dall’attacco influenzale. «Il Fontanafredda? E’ penultima, ma è una squadra viva, non lasciamoci condizionare dallo 0-4 casalingo prepasquale contro la Luparense. Si gioca i playout, deve recuperare lo svantaggio che accusa attualmente, cercherà di far punti contro tutti gli avversari, Venezia compreso. Dovremo essere bravi noi a indirizzare la partita sui binari più congeniali. In mezzo al campo Tonizzo ha il fiuto del gol, davanti non dovremo perdere di vista Samba». Tutto vero, ma il Venezia lanciato verso la Lega Pro non può non battere una squadra che nel girone di ritorno ha vinto solo una volta, conquistando appena 10 punti. Oggi rifinitura anticipata al mattino al Taliercio, in quanto al pomeriggio inizieranno i lavori di sistemazione dei campi in erba. Sono stati venduti fino a ieri sera 46 miniabbonamenti per tre partite con Fontanafredda, Belluno e Giorgione. L’arbitro di Venezia-Fontanfredda è il campano Gino Garofalo di Torre del Greco, 16 presenze in questa stagione in serie D, all’esordio nel girone C. Federico Bee, preparatore dei portieri di Juniores e Allievi del Venezia, è volato in Irlanda con la Nazionale italiana Fispes di calcio a 7, per il quadrangolare di Dublino con Danimarca, Inghilterra e Irlanda.

Ore 19.10 – (Mattino di Padova) Quindici giorni di sosta sono bastati. Domani le quattro squadre padovane di Serie D torneranno in campo per il tour de force finale, una carrellata di partite (sei per la precisione) che deciderà le sorti del campionato. Luparense e Abano sono già tranquille, mentre Campodarsego ed Este possono ancora insidiare il primato del Venezia. I biancorossi, che la testa della classifica l’hanno persa solo qualche domenica fa, sono i principali antagonisti della “corazzata” lagunare (ora a + 5), ma da qui alla fine dovranno fare attenzione pure ai giallorossi, staccati di due punti e ancora imbattuti nel girone di ritorno. Il patron del “Campo”, Daniele Pagin, crede ancora nell’aggancio in vetta: «Cinque punti a sei partite dalla fine sono tanti», ammette. «Noi, però, ci speriamo ancora. Il Venezia deve incontrare due squadre forti come Este e Belluno e può succedere di tutto. Faremo del nostro meglio, approfittando delle eventuali battute d’arresto altrui». I “cugini” della Bassa padovana, ormai a loro agio nel ruolo di “terzo incomodo”, non lo preoccupano più di tanto. «L’Este sta facendo bene, lo dicono i numeri, anche se noi dobbiamo guardare chi ci sta davanti, cioè il Venezia. Fra le squadre di vertice siamo quella che, nell’ultimo periodo, ha perso qualche punto in più, ma dobbiamo puntare a fare bottino pieno in quest’ultimo mese e mezzo». Nella peggiore delle ipotesi il Campodarsego disputerebbe i playoff – nella nuova formula che non prevede le lunghissime fasi nazionali – i quali, in caso di vittoria, potrebbero fruttare una buona posizione nella classifica di ripescaggio in Lega Pro: «Se devo essere sincero», conclude Pagin, «il ripescaggio non ci interessa molto. Chi lo ottiene si ritrova ad agosto con la squadra incompleta e tantissime cose da sistemare. Noi, invece, se non si dovesse salire già quest’anno, vorremmo vincere la Serie D ed entrare dalla porta principale. Proprio per questo motivo, a partire dalla prossima settimana, inizierò a programmare il futuro con il direttore sportivo Attilio Gementi, primo riconfermato del mio staff». Ambizioso Daniele Pagin, altrettanto ambizioso Renzo Lucchiari. Il presidente dell’Este vuole raggiungere quantomeno il secondo posto per coronare, come dice lui, «la stagione dei record». «Abbiamo tutte le carte in regola per battere il nostro miglior risultato in Serie D (i 76 punti della stagione 2009/10, ndr)», afferma. «Inoltre abbiamo il capocannoniere, Ferdinando Mastroianni, la miglior difesa, e un allenatore, Andrea Pagan, che è riuscito a valorizzare una squadra rivoluzionata dal mercato estivo». Lo stesso tecnico sembrerebbe attratto dalle sirene della Lega Pro: «Non so se il mister abbia già ricevuto qualche offerta, ma gli ho già espresso la mia volontà di riconfermarlo». Poi aggiunge: «In questi ultimi mesi mi è stato chiesto da alcuni nostri sostenitori, anche sponsor, di unire le forze per allestire una rosa ancora più competitiva. A Este è difficile parlare di professionismo, ma, dopo una stagione del genere, sognare non è un peccato. Ecco perché vorrei trattenere Pagan: se, come ha dichiarato spesso, a Este si trova bene, perché non provare a raggiungere grandi obiettivi insieme?». Le partite di domani (calcio d’inizio alle 15): Campodarsego-Montebelluna, Dro-Este, Abano-Tamai, Luparense-Levico.

SERIE D

Ore 18.40 – (Gazzettino) Tra le tante qualità che ha messo in mostra la squadra di Bruno Tedino, ce n’è una che potrà tornare estremanente utile stasera al Bottecchia. Contro la Reggiana, sotto la luce dei riflettori, serve un pronto riscatto. La sconfitta di Alessandria, condita dalle polemiche divampate nel post-gara, brucia ancora, anche se non compromette affatto la corsa verso i playoff. Per continuare a sperare serve una vittoria scaccia-dubbi: una specialità della casa che il team di Tedino sa cucinare alla perfezione. La qualità di cui si sta parlando, infatti, è quella che ha permesso al Pordenone di rialzarsi subito dopo uno scivolone. In questa stagione è già successo tre volte su quattro. La prima sconfitta dei ramarri è datata 25 ottobre. A Lumezzane i neroverdi crollano 2-0 e la domenica successiva attende al Bottecchia il Bassano, avversario teoricamente proibitivo. Invece, grazie alla tripletta di Caio De Cenco, i veneti sono spazzati via e la sconfitta di Lumezzane viene dimenticata in soli 90’. Un mese dopo altro scivolone, questa volta subìto in rimonta dalla FeralpiSalò. Ed ecco l’unico caso in cui il Pordenone non è riuscito a reagire: la domenica successiva il Cittadella ha fatto incetta di gol e punti al Bottecchia. Pronta la reazione allo scivolone interno contro il Pavia. Alla ripresa del campionato dopo la sosta natalizia il Pordenone affronta la Giana. È una gara chiave, e i Tedino-boys non la sbagliano: 2-1. Infine il rovescio di Bassano, “tamponato” dal 2-1 al Padova.

Ore 18.20 – (Gazzettino) A 6 passi dall’appendice di lusso. Il Pordenone si affaccia alla “nobilitas” da “nuovo ricco” (di punti). Status che potrebbe disturbare i nobili di sangue (Alessandria, Pavia, Padova, Cremonese e la stessa Reggiana, ospite stasera alle 20.30 al Bottecchia), i cui “diritti” vengono messi in discussione dall’«intruso» (definizione di Tedino). REAZIONI – Volendo essere maliziosi si potrebbe interpretare anche così il pugno duro dell’establishment nei confronti di Lovisa (inibito sino a fine aprile per frasi offensive al commissario di campo), di Tedino (squalificato un turno per espressioni blasfeme) e di Adalberto Zamuner (comportamento non regolamentare ad Alessandria). Persone presenti raccontano che sull’1-0 per i padroni di casa alcuni tesserati piemontesi avrebbero fatto sparire il sacco dei palloni gonfiati regolarmente, lasciando quelli sgonfi, e ritardando deliberatamente la ripresa del gioco durante i falli laterali. La società neroverde è stata pure multata di 2500 euro per comportamento offensivo e intimidatorio nei confronti del commissario. Sanzione “dimentica” del mezzo milione già versato la scorsa estate per occupare un posto che sarebbe spettato di diritto ai ramarri, visti i successivi fallimenti, penalizzazioni e processi per illeciti. Ovvio il ricorso contro l’inibizione a Lovisa. Tedino e Zamuner invece, mancando il tempo necessario per ottenere risultati con le carte bollate, si vedranno la gara di oggi fianco a fianco in tribuna. Guiderà Marchetto. SIRENE – La Reggiana arriva al Bottecchia con 6 punti in meno del Pordenone, terzo con 50. Gap che, assieme alla batosta (1-4) subita all’andata, avrebbe indotto emissari del club granata a lanciare per il futuro “messaggi” agli operatori di mercato neroverdi, ai tecnici e pure a un paio di giocatori. Quello di oggi potrebbe non essere un incontro limitato al rettangolo verde. PERCORSO – Sei partite ancora da giocare per arrivare al termine della stagione regolare con un biglietto playoff ancora in mano. Attenzione: il trend delle ultime 4 giornate (un punto a gara) potrebbe non bastare. «Bisogna arrivare – ripete infatti Bruno Tedino – almeno a quota 59». Nove punti da conquistare fra le gare con Reggiana e Feralpi (in casa), Cittadella (fuori), Cuneo (al Bottecchia), Pavia (in trasferta) e Giana (in casa). «Ce la metteremo tutta – promette il tecnico – per restare dove siamo – tiene a sottolineare – da tantissimo tempo. Comunque vada a finire, la città deve essere orgogliosa di questi ragazzi». Ci sarà bisogno dell’aiuto di tutto il popolo neroverde, perché stare lassù è logorante sia sul piano fisico che mentale. Ad Alessandria la “stanchezza” psicofisica di Cattaneo e compagni è apparsa evidente. Tedino manderà in campo i più freschi. Nessuna variante dietro: Tomei fra i pali; Boniotti, Stefani, Ingegneri e Martin in difesa. A centrocampo Mandorlini e Pasa ai fianchi del rientrante Pederzoli. I dubbi sono davanti: Cattaneo o Buratto trequartista; Strizzolo e uno fra Martignago, Berrettoni o Filippini a fargli da spalla. Arbitrerà Andrea Mei di Pesaro. Ospite di riguardo il campione Daniele Molmenti, oro a Londra 2012. LOGISTICA – Biglietteria aperta dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16 di questo pomeriggio. I cancelli apriranno alle 19. MAGLIE BLU – Per l’ingresso in campo, capitan Stefani e compagni indosseranno una maglia con il colore simbolo della Giornata mondiale della consapolezza dell’autismo. Il Pordenone ha accolto l’invito della Fondazione cittadina Bambini e Autismo a collaborare alle iniziative organizzate sul territorio. La t-shirt promuove in particolare la “Marcia in blu”, speciale evento che la stessa fondazione proporrà domani.

Ore 18.00 – (Messaggero Veneto) «Il pubblico sarà il nostro dodicesimo uomo», afferma Tedino a margine della conferenza pre-Reggiana. I tifosi possono dare una grossa mano a spingere il Pordenone verso i tre punti, anche perché tra questi ce n’è uno a… cinque cerchi. Stasera al Bottecchia, infatti, ci sarà Daniele Molmenti, oro ai giochi olimpici di Londra nel K1 slalom e pordenonese doc. Il portacolori della Forestale ha accettato l’invito della società di via Stadio. «Spero di portare fortuna ai “ramarri” e che lo stesso Pordenone porti fortuna a me in vista dei giochi di Rio – afferma –. Tutti al Bottecchia e forza neroverdi!» Il canoista può dare una carica speciale a una squadra che deve provare a vincere una partita fondamentale nella corsa playoff. «Bisogna fare 9 punti per entrare nella post-season – attacca il tecnico Bruno Tedino, oggi squalificato –: cercheremo di farli anche se non sarà automatico restare lì solo perché ci siamo stati a lungo. Se ce la faremo è perché avremo dato tutto». Il trainer non pensa ad avere 4 gare sulle 6 rimanenti in casa e neppure alla doppia sfida consecutiva tra le mura amiche (weekend prossimo c’è la Feralpi): «Penso solo alla Reggiana, perché non sarà un incontro semplice – spiega –. I granata sono molto bravi nella fase non possesso, si difendono in 5 e, in un campo stretto come il nostro, sarà faticoso trovare gli spazi. Sono preoccupato su ciò che possiamo produrre dal punto di vista offensivo, anche se so che faremo una buona gara». Tedino ammette che nelle ultime partite servirà una grande condizione fisica e non esclude di fare qualche cambio in formazione: Cattaneo dovrebbe partire dalla panchina («ma giocherà», dice), perché un po’ stanco; Buratto dovrebbe sistemarsi sulla trequarti dietro a Strizzolo e Filippini («che dovrebbe recuperare», sostiene in relazione a quest’ultimo). Saranno 23 i giocatori convocati: rientra De Agostini, c’è Marchi, molto probabilmente è assente Cosner, alle prese con un problema al ginocchio.

Ore 17.40 – (Messaggero Veneto) Quattro gare delle sei rimanenti al Bottecchia, le prime due con Reggiana e FeralpiSalò nell’arco di una settimana: il Pordenone ha due match-point per i playoff. Il primo cerca di servirlo stasera, alle 20.30, ospitando i granata emiliani obbligati a vincere se vogliono rimanere in corsa. Se Strizzolo e soci conquistano i tre punti, fanno un gran bel passo in avanti per allungare la propria stagione. Comincia la parte più emozionante del campionato e i ramarri – per la prima volta senza mister Tedino, squalificato – intendono capitalizzare il miracolo compiuto sinora. Concentrati. Non è stata una settimana facile quella vissuta dal gruppo neroverde. Si doveva riprendere dopo una sconfitta, meritata, con l’Alessandria; si è cercato di rimanere tutti uniti dopo la mazzata del giudice sportivo, che ha portato una multa salata e numerosi provvedimenti disciplinari ai danni di tecnico, preparatore atletico (Zamuner) e il presidente Lovisa. Ecco dunque che si arriva a una partita-chiave della stagione per dimostrare, un’altra volta, di essere uno spogliatoio vero, coeso: già, perché bisogna anche ripartire dopo un mese di marzo non brillante dal punto di vista dei risultati, visto che il team ha ottenuto solo 4 punti su 12 disponibili. La squadra, però, fisicamente c’è e ora, per la prima volta dopo quasi sei mesi, ha tutti gli effettivi a disposizione. Le scelte. Così Tedino può operare delle scelte che possono incidere durante il match: Martignago e Beltrame scalpitano, per entrare a gara in corso e spaccare la partita con il loro atletismo. I due attaccanti partiranno dalla panchina, Tedino ha scelto – almeno questa è l’impressione – di puntare nuovamente sul 4-3-1-2, sistemando Buratto trequartista e lasciando a riposo a Cattaneo: L’ex Sandonà è il più indicato a offrire un match di corsa e sacrificio in quella posizione. Davanti Strizzolo e Filippini, torna Pederzoli in cabina di regia. La Reggiana arriva col suo 3-5-2 e una difesa imperforabile: 17 reti subite sinora, miglior score in categoria. Ambasciatori. Per l’ingresso in campo la squadra indosserà una maglia blu, colore simbolo della Giornata mondiale della consapolezza dell’autismo. Il Pordenone ha infatti accolto l’invito della Fondazione Bambini e autismo a collaborare alle iniziative organizzate sul territorio. La t-shirt promuove in particolare la “Marcia in blu”, speciale evento che la fondazione proporrà domani, una camminata di tre km per testimoniare, passo dopo passo, la vicinanza a chi vive l’autismo. Iscrizioni a partire dalle 8.30, partenza alle 10 da piazza XX settembre (www.bambinieautismo.org).

Ore 17.10 – (Corriere del Veneto) Sei mesi di avventura, nove presenze e tanti rimpianti. Il motivo è sempre lo stesso: qualche infortunio di troppo, ad offuscare un talento purissimo, in cui Stefano Sottili crede ciecamente. Gianmario Piscitella si prepara a ritrovare il Cittadella lunedì: «Foscarini mi utilizzò fin da subito, ebbi però un problema agli adduttori… Mi farà piacere ritrovare compagni come Scaglia, Coralli e Lora. Ora però sono a Bassano e darò tutto per questa maglia».

Ore 16.50 – (Giornale di Vicenza) Non è dato a sapere se la fascia ereditata a sorpresa da Simone Iocolano nel bel mezzo del campionato abbia poteri taumaturgici. Sta di fatto che il senso di responsabilità e una superiore consapevolezza si pesano nelle parole di Nicola Bizzotto, il cui ruolo di capitano gli ha conferito la dimensione di leader dello spogliatoio. Lui, come altri, seguito ed ascoltato da tutti.Bizzotto, il derby di lunedì col Cittadella non necessita di stimoli…In partite del genere le motivazioni vengono da sole. Noi poi abbiamo assolutamente bisogno di rialzare la testa dopo lo stop col Pavia. Eravamo reduci da una sequenza di 5 vittorie di fila, ora cerchiamo di ripartire di slancio. Noi tutti crediamo sia possibile anche se affrontiamo la più forte di tutte, non ci sono dubbi.All’andata il Citta al Mercante ha rischiato l’osso del collo…All’andata penso meritassimo di vincere, come in Coppa Italia ce la siamo giocati alla grande con loro. Tuttavia sono davanti a tutte con cifre devastanti e perciò sono i migliori, hanno avuto una continuità di rendimento pazzesca. Anche quando erano in difficoltà riuscivano a vincere quando noi al massimo si pareggiava, perciò più che mai bravi loro. Sulla gara secca non temiamo nessuno, neppure i granata. Certo vorremmo guastargli un minimo la festa, tanto in B ci vanno lo stesso. Sino a gennaio sono stati comuni mortali, poi son diventati marziani.Ora scatta la lunga volata playoff, è importante come ci si arriva agli spareggi?Io dico che è meglio ragionare una gara alla volta da qui a maggio provando a conservare il tesoro del secondo posto che è importante in ottica abbinamenti per gli spareggi. Poi, al limite, inizia un altro campionato e lì sarebbe essenziale arrivarci oltrechè atleticamente a posto – e con Dal Monte preparatore non ci sono dubbi – anche con l’entusiasmo a mille.Rimpianti per il mancato passaggio al Padova la scorsa estate?Sono rimasto lusingato dall’offerta, ma il patròn Renzo Rosso mi ha coinvolto alla grande e ho sposato il progetto virtussino sino in fondo, senza alcun pentimento. Anzi…A proposito, visto il presidente dentro l’esecutivo Figc?Sono felicissimo per lui ed è il segnale che anche Bassano è una realtà indiscussa del calcio italiano che comincia a contare anche ad altissimi livelli. Non può che far piacere a tutti questa elezione.

Ore 16.20 – (Gazzettino) Chiusa la parentesi di Coppa Italia con il pesante ko di Foggia, il Cittadella da ieri pomeriggio è tornato a concentrarsi sul campionato, il vero obiettivo della stagione. Tre giorni di lavoro per preparare quella che tutti indicano come la gara più importante dell’anno, il derby con il Bassano nel posticipo di lunedì, che potrebbe regalare alla truppa granata la matematica promozione in serie B addirittura con cinque giornate di anticipo. La squadra di Venturato ha infatti 13 punti di vantaggio proprio sui “cugini” giallorossoneri e 15 sul Pordenone, terzo in classifica: la vittoria del campionato sarebbe possibile in caso di successo del Cittadella sul Bassano e pareggio o sconfitta del Pordenone nell’anticipo di stasera con la Reggiana. Dalle parti di Cittadella sognano già la promozione, e lunedì si preannuncia un Tombolato finalmente degno della capolista e dell’evento, con 1.000 biglietti già venduti in prevendita. Sognano anche Amedeo Benedetti e Claudio Coralli, tra i migliori della squadra granata a Foggia. «Speravamo sicuramente di fare meglio nella finale di Coppa – sottolinea il difensore – ma abbiamo interpretato male la partita, senza riuscire a fare quanto ci aveva chiesto l’allenatore. Venturato ci voleva aggressivi sui portatori di palla avversari, invece abbiamo concesso troppa libertà di manovra ai giocatori di casa, che nelle ripartenze ci hanno fatto davvero male. E il Foggia se lo fai giocare è temibile in attacco». Coralli, autore dell’unico gol granata, si sofferma sulla trasformazione della squadra del secondo tempo: «È cambiato il nostro atteggiamento, abbiamo giocato da Cittadella e potevamo fare altri gol, anch’io ho avuto l’opportunità di rendere meno pesante il passivo». Il 4-1 si può ancora ribaltare? «Nel calcio può succedere di tutto, visto il secondo tempo di Foggia ce la possiamo fare», confida Benedetti. La pensa allo stesso modo anche l’attaccante: «Siamo ottimisti, ce la giocheremo sino in fondo, perché non siamo peggio del Foggia. Se ne hanno fatto quattro loro, possiamo farli anche noi. Adesso però sotto con il campionato, il vero obiettivo stagionale». Il mancino mette nel mirino la gara con il Bassano: «Lunedì ci attende quella che forse sarà la gara decisiva dell’intero torneo, non possiamo sbagliare». «C’è la promozione in ballo – sottolinea Coralli – e perciò vogliamo un risultato positivo. Mi aspetto un derby vibrante, duro, tosto. Il Bassano e la Reggiana sono le uniche avversarie ad averci messo sotto all’andata». Come si prepara una partita così? «Da sola – spiega Benedetti – perché conosciamo benissimo il peso di questo genere di incontri. Viviamo l’appuntamento senza pressioni, ci stiamo allenando con la testa sgombra da pensieri, focalizzandoci solo sul Bassano. Finora abbiamo fatto bene, dobbiamo ripeterci». Cittadella-Bassano merita un Tombolato gremito. «Abbiamo visto lo stadio pieno solo con il Padova, vorrei rivedere la stessa cornice di pubblico». Ciccio Coralli ha invece un conto in sospeso: «Ho promesso il gol più importante in casa, davanti ai miei tifosi, vorrei realizzarlo in quella che potrebbe essere la partita della promozione, ci spero. I tifosi ci saranno sicuramente vicini, lunedì sera vedremo una grande coreografia».

Ore 16.00 – (Gazzettino) La finale d’andata di Coppa Italia a Foggia ha determinato la prima sconfitta del 2016 dei granata: 4-1 per i rossoneri pugliesi che hanno dominato l’incontro nel primo tempo, al cospetto di un Cittadella incapace di arginare le ripartenze dei padroni di casa sospinti dal grande calore del pubblico dello “Zaccheria”. Dopo venticinque minuti il Foggia era già avanti per 3-0 grazie al gol di Sarno e alla doppietta di Iemmello. Nella ripresa Venturato ha sostituito Amato e Bizzotto rispettivamente con Benedetti e Maniero. La squadra è diventata più aggressiva, riuscendo ad accorciare le distanze al 5’ con un giocata aerea di Coralli, ben imbeccato da Sgrigna. Nel momento migliore dei granata è arrivato però il quarto gol del Foggia, con Sarno al 26′, che complica il ritorno del Tombolato di giovedì 14 aprile. Il tecnico Venturato, a fine partita, ha accettato il verdetto del campo, pur con qualche riserva: «Dispiace per il pesante passivo. Nel primo tempo abbiamo subìto il Foggia che ha giocato bene, mentre nella ripresa è uscito il Cittadella che avrebbe meritato un paio di gol in più rispetto a quanto costruito». Sulla formazione schierata, ha poi spiegato: «Era giusto confermare chi ci ha portato sino alla finale, è il riconoscimento per il lavoro e l’impegno dimostrato in Coppa Italia. Al ritorno dovremo giocare alla morte per ribaltare il risultato».

Ore 15.40 – (Mattino di Padova) Coralli, dica la verità: non è che stavolta avete esagerato con il turnover? «Ma no, il mister ha fatto le sue scelte e credo fossero condivisibili. Era giusto continuare con il gruppo che ha portato il Cittadella in finale di Coppa Italia di Lega Pro». Giornata di viaggio, ieri, per gli uomini di Venturato, ripartiti da Foggia in treno alle 8.30 e poi, una volta tornati alla base in pullman da Bologna, a metà pomeriggio, subito in campo al Tombolato, con il gruppo diviso in due: seduta blanda per chi ha giocato allo stadio Zaccheria, più corposa per gli altri. Dopo il 4-1, “Ciccio” Coralli, autore del punto granata, non si nasconde. Nessuno dice che un po’ di turnover non dovesse esserci, ma c’è modo e modo di farlo: forse un difensore e un centrocampista titolare in più in campo, con Sgrigna subito trequartista, avrebbero permesso di evitare il “cappotto”rimediato nel primo tempo. E così la pensano pure i tifosi, che non hanno risparmiato critiche sui social. Non trova? «Mi sembra che una linea di centrocampo con Paolucci, Sgrigna e Minesso sia di primo livello, tant’è che nel secondo tempo, anche grazie all’apporto di Benedetti e Maniero, abbiamo fatto noi la partita, sbagliando qualche gol di troppo. Io stesso ho avuto le occasioni per andare in rete una seconda volta, e c’è stato quel rigore per un fallo su di me che non è stato concesso per via di un fuorigioco che non mi pareva ci fosse. Un 3-2 sarebbe stato probabilmente il risultato più giusto». Crede che una rimonta sia possibile nella sfida di ritorno (a cui il Foggia si presenterà senza il portiere Narciso e il difensore Loiacono, squalificati ieri )? «Eh, un 3-1 sarebbe stato più facile da recuperare, e dispiace ancora di più perché non meritavamo certo quell’ultima sberla arrivata nella ripresa. Però io ci credo ancora. Tre gol sono tanti, eppure, in fondo, anche l’Inter è riuscita a rimontarli alla Juve in Coppa, perché non dobbiamo provarci noi? Adesso, però, la testa è tutta sul Bassano». E allora veniamo alla sfida con gli uomini di Sottili, ospiti lunedì sera di un Tombolato che si annuncia vestito a festa: i biglietti sinora staccati sono 950. Sarà la partita della promozione? «Dipende anche da quello che farà il Pordenone stasera. Ma, sinceramente, non mi va di mettermi a guardare i risultati degli altri. Pensiamo ai prossimi due turni: Bassano e Reggiana sono state le due squadre che, in questo campionato, ci hanno messo più in difficoltà». Ai tempi dell’ultima promozione, nel 2008, lei andò in rete nel 3-1 alla Cremonese. Sogna di potersi ripetere contro i giallorossi? «Il mister farà le sue scelte e penso che lunedì giocherà chi non è sceso in campo giovedì sera. Certo, se capitasse…». Mancando almanacchi specifici, c’erano un po’ di dubbi sulla questione della striscia vincente più lunga della Lega Pro. Voi stessi eravate convinti che appartenesse alla Cremonese. E invece nuovi controlli hanno certificato che quel primato è già vostro: il suo gol al Mantova, quello che ha permesso di centrare l’11ª vittoria consecutiva, ha regalato al Citta anche il record, consentendo di superare il Benevento, che ne aveva raccolte 10 in C/1 nella stagione ’75-76, e la Casertana, che ne aveva ottenute altrettante nell’annata ’89-90, sempre in C/1. «Battere un record non può che far piacere, ma, in un certo senso, è un qualcosa in più, perché quello che conta è essere promossi. Certo, ora vogliamo prolungare la serie il più a lungo possibile. So di ripetermi: nessuno ci ha regalato niente nella scorsa stagione e ora siamo noi a non voler concedere nulla».

Ore 15.20 – (Corriere del Veneto) La sconfitta brucia, ha lasciato qualche scoria di troppo. E provocato la reazione di Manuel Pascali, che ha scritto un lungo messaggio ai tifosi su «Citta nel Cuore», uno dei gruppi più frequentati dalla tifoseria del Cittadella. Il 4-1 subito a Foggia giovedì sera nella finale di andata della Coppa Italia di Lega Pro, nei pensieri di tutti, sta già facendo spazio al possibile match-point col Bassano di lunedì sera. Il matematico ritorno in Serie B potrebbe già essere alle porte, basterà che il Pordenone non vinca stasera con la Reggiana e i granata avranno la possibilità, facendo bottino pieno, di conquistare la matematica promozione con ben cinque giornate di anticipo. A Pascali, però, bruciano le troppe critiche sui social a Roberto Venturato per aver schierato le riserve allo Zaccheria e non le manda a dire: «Io credo – ha scritto Pascali – che questa squadra, staff compreso, meriti più rispetto. Non credo sia giusto destabilizzare un ambiente per un risultato negativo in una partita importantissima. Questo gruppo ha ad oggi fatto qualcosa di incredibile. Tutti, non titolari o riserve. Tutti. Questo gruppo ha inanellato 11 vittorie di fila (record di categoria). È in finale di Coppa Italia. Ha 13 punti di distacco dalla seconda. Ha perso cinque partite in tutta la stagione e ad oggi nonostante tutto riceve critiche ed insulti. Questo gruppo non si è mai permesso di criticare il fatto che in casa col Pavia magari ci fossero 1000 fantastici tifosi. E chissà, magari avrebbe potuto… Ora insieme pensiamo a lunedì. Con l’entusiasmo che ogni giorno dal 14 luglio accompagna questa splendida famiglia inseguendo un sogno…».

Ore 14.50 – (Gazzettino) Sarà un Padova con almeno un paio di novità quello che si vedrà all’opera domani nella trasferta con il Cuneo (calcio d’inizio alle 14). Nella scelta degli interpreti infatti Bepi Pillon deve fare i conti con alcune defezioni tra squalifiche e infortuni. Tanto per cominciare nel pacchetto arretrato, dove si registra una situazione d’emergenza: Diniz deve scontare una giornata di squalifica e sta effettuando un lavoro differenziato per recuperare da un problema di cartilagine al ginocchio, mentre Dionisi è costretto a marcare ancora visita per l’acciacco al polpaccio. Come se non bastasse Anastasio è alle prese con un’inconveniente alla caviglia rimediato nei giorni scorsi in allenamento. Ecco allora che accanto agli inamovibili Favalli, Fabiano e Sbraga per la posizione di terzino destro in pole position c’è Bucolo, adattato nel ruolo essendo un centrocampista e favorito sul giovane Dell’Andrea stando alle indicazioni emerse anche nelle prove generali effettuate ieri. Tornato in campo con la Cremonese dopo una lunga parentesi ai margini della squadra, Bucolo avrà così l’opportunità di giocare per la prima volta nel 2016 da titolare. «Ho sofferto tanto – afferma l’interessato – ed è stato bello giocare con la Cremonese. Sono a disposizione del tecnico, per il Padova gioco anche in porta. Mi sono allenato bene, se Pillon vorrà sono pronto ad aiutare la squadra. Se ho già fatto il terzino destro? Mi è capitato in passato in due-tre partite. Ho fiducia nei miei compagni e mi aiuteranno anche in questo nuovo ruolo. Sapranno indirizzarmi bene e io metterò tutta la mia esperienza. Il Cuneo è un avversario da prendere con le pinze essendo in lotta per la salvezza. Sappiamo che il campo non sarà nelle migliori condizioni e non è il massimo per una squadra che gioca a calcio come noi, ma dobbiamo andare lì con spirito battagliero e cercare di fare risultato pieno». A centrocampo, complice l’assenza per squalifica di De Risio e con Corti ancora al top, la mediana sarà tutta all’insegna della linea verde con Baldassin (classe 1994) e Mazzocco (1995). Un tandem centrale inedito, che dà comunque affidamento. «Nell’ultimo periodo ho avuto più possibilità di giocare e sono felice – sottolinea l’ex Parma – Sto cercando di dare il meglio per aiutare la squadra e di ricambiare la fiducia. Io e Baldassin possiamo fare bene, e il fatto di essere entrambi giovani non conta. Le assenze di De Risio e Diniz sono importanti, ma nell’arco di una stagione le squalifiche sono inevitabili. Dobbiamo sfruttare queste occasioni nel migliore dei modi». Che Padova si vedrà a Cuneo? «Molto aggressivo, siamo ancora in corsa per i play off e ce la giocheremo fino alla fine». Quanto agli altri interpreti, tutto lascia pensare che tra i pali sarà confermato Favaro, mentre come esterni di centrocampo Finocchio e Ilari appaiono in vantaggio su Petrilli e Bearzotti provati come alternative. Questa mattina alla Guizza la seduta di rifinitura, poi la partenza per Cuneo. QUI TIFOSI. Termina oggi alle 19 la prevendita per la sfida di domani in terra piemontese. I tagliandi possono essere acquistati nelle ricevitorie bookingshow e sull’omonimo sito internet. Il biglietto per il settore ospiti costa 15 euro. Domani i botteghini dello stadio “Fratelli Paschiero” apriranno alle 11.

Ore 14.30 – (Mattino di Padova) Tra le pieghe della corsa playoff si cominciano ad intravedere i primi spiragli della squadra che verrà. E c’è un reparto nel quale il Padova può vantare un patrimonio assoluto, due elementi sui quali può contare per il futuro, per la crescita economica e tecnica della società: Lazar Petkovic e Alessandro Favaro. Domani a Cuneo in campo andrà però uno solo dei due, e la battaglia non è mai stata così aperta. In vista della prossima estate, invece, il Padova è pronto a mettersi alla finestra: le sirene dei grandi club, ormai, hanno già cominciato a suonare con una certa insistenza. Il domani. Il portiere serbo, tornato per la prima volta in panchina dieci giorni orsono contro la Cremonese, si è lasciato definitivamente alle spalle l’infortunio al retto femorale che l’aveva fermato prima della trasferta di Bolzano, più di un mese e mezzo fa. Ma ora, dopo che Favaro con personalità e carattere ha dimostrato di avere – nelle ultime sette gare consecutive – tutte le carte in regola per insidiarlo, la scelta si fa ben più difficile. La palla passa a Pillon: starà solo al tecnico di Preganziol scegliere chi dei due lanciare domani sin dal 1’, e solo allora si capirà, forse definitivamente, se le gerarchie tra i pali saranno veramente cambiate. Il futuro. Entrambi portieri, entrambi nati nel 1995, entrambi interamente di proprietà del club di viale Rocco: non c’è solo il semplice talento a legare i due testimonial perfetti della rinascita biancoscudata. Il “tesoretto” che il Padova si è ritrovato in casa grazie alle felici intuizioni del suo direttore sportivo, Fabrizio De Poli, nella prossima estate potrebbe costituire la base portante sulla quale costruire la formazione 2016/17. Perché entrambi hanno dimostrato, quando sono stati chiamati in causa, di essere già pronti per giocarsi la categoria anche in una squadra che punti ai posti di vertice della classifica. E non è assolutamente una fantasia, a questo punto, pensare che in estate uno dei due possa, in presenza di una congrua offerta economica, prendere un’altra via. Alessandro Favaro ha dalla sua un contratto appena prolungato sino al giugno 2019, un’italianità che non guasta mai (in un mercato sempre più orientato alla crescita che alla spesa pura e semplice) e una padronanza tecnica che gli ha permesso di arrivare al livello di Petkovic, aiutato però dal fisico imponente. Il serbo, legato al Padova sino al 2017 (pur con un’opzione di rinnovo per altri due anni), ha già avuto un passato importante nella cantera del Milan, ha trovato con Max Allegri le prime panchine in Serie A, ha vissuto allo Spezia la sua prima esperienza nel professionismo. Potrebbe essere proprio quest’ultimo, tra qualche mese, l’oggetto del desiderio dei grandi club che potrebbe fare la fortuna delle casse biancoscudate? L’ammissione. «Sono due buonissimi portieri, tra i migliori della categoria e con prospettive importanti anche per campionati superiori». Fabrizio De Poli, che li ha portati a Padova, si starà già fregando le mani pensando a cosa potrebbe accadere da qui a qualche mese. E per la prima volta, pubblicamente, ammette che proprio Petkovic potrebbe avere un futuro lontano da Padova. «Su di lui ci sono da tempo squadre di Serie A, di B e pure qualche formazione estera. Ci sono stati dei contatti, e già dal mercato di gennaio è partito qualche pour parler con club di categoria superiore. Se mai si arriverà ad una proposta concreta, valuteremo il da farsi con tutte le parti in causa. Prima di far partire un giocatore come lui, ci penseremo bene. Ma se il risultato è il rafforzamento del club e della squadra…». Il futuro, insomma, è pronto ad essere riscritto. A cominciare da domani: a Cuneo giocherà uno solo dei due, e la decisione non sembra così scontata.

Ore 14.10 – (Corriere del Veneto) Tasto rewind in azione, si torna al 21 novembre. E al minuto numero 44 del primo tempo di Padova-Cuneo, quando forse viene scritto il destino di Carmine Parlato, sin lì in bilico. La spallata definitiva, involontaria, gliela dà Alessandro Favalli, in una delle rarissime prestazioni negative di una stagione altrimenti quasi immacolata. Sciocco intervento sulla linea del fallo laterale, cartellino giallo ed espulsione per doppia ammonizione. Sulla punizione seguente il Cuneo segna, va in vantaggio e mette la partita sui binari che voleva. Alla fine sarà 3-1 e la settimana successiva, dopo lo 0-0 di Busto Arsizio contro la Pro Partia, ecco l’esonero di Parlato e il passaggio di testimone in panchina con Giuseppe Pillon. Un girone dopo, Favalli torna sul luogo del «misfatto» e allarga le braccia: «Mi dispiace per quella sciocchezza – ammette –. Ho avuto un attimo di follia e l’abbiamo pagato tutti. Non dovevo commettere quel fallo, se non fosse accaduto quell’episodio probabilmente non avremmo perso. So anche di avere involontariamente dato la spallata a Parlato, me ne dispiace molto perché il mister è persona seria. Bisogna anche dire, però, che Pillon ha fatto benissimo, con lui abbiamo ottenuto tanti punti e siamo ancora qui a sperare nei playoff». Nella settimana dell’emergenza totale in difesa (anche ieri è stato provato Bucolo come esterno basso destro, visto che né Dionisi né Anastasio si sono allenati in gruppo), almeno a sinistra Favalli offre ampie garanzie: «Pillon cura moltissimo la fase difensiva – evidenzia l’ex Cremonese – e per quanto mi riguarda mi ha insegnato tantissimo, perché prima di quest’anno era il mio tallone d’Achille. Penso di aver fatto miglioramenti importanti, sono contento del mio campionato e sono convinto che abbiamo ancora qualche possibilità di centrare i playoff. Anche perché all’ultima giornata affronteremo l’Alessandria in casa; potrebbe essere un’occasione formidabile. Non so dire in percentuale quante chance abbiamo, ma ce la giocheremo fino in fondo, a cominciare da domani a Cuneo». Favalli indica dove il Padova ha perso punti preziosi: «Più che col Cittadella o a Pordenone, dove una sconfitta può starci, secondo me li abbiamo persi a Piacenza. Lì abbiamo fallito l’approccio alla partita, siamo andati sotto e abbiamo pareggiato soltanto in extremis. Quei due punti, più di tutti, ci mancano. E se fossimo a 46 a pari merito con la Feralpisalò e non a 44, sarebbe tutto un altro discorso per i playoff… Ma ci proveremo lo stesso, statene pur certi».

LEGA PRO

Ore 13.40 – (Corriere del Veneto) Archiviato con successo il primo scontro diretto vinto ad Ascoli, il Vicenza tenta il bis oggi contro il Livorno che in classifica ha un punto in meno dei biancorossi. «Da qui alla fine sono tutte gare decisive – sottolinea Franco Lerda – ovvio che se giochi contro una diretta concorrente i punti valgono di più, ma nella nostra situazione l’importante è farli. I tre punti ottenuti ad Ascoli ci hanno dato morale, la mia speranza è che ci siano serviti anche a sbloccarci a livello psicologico perché nel calcio quando le cose vanno male non c’è miglior medicina della vittoria». Un successo dunque che ha un valore molto importante. «Abbiamo vinto e lo abbiamo fatto con merito – precisa l’allenatore del Vicenza – ci siamo riusciti pur giocando in dieci per oltre un’ora e forse l’aver preso i tre punti in inferiorità numerica ha valso un’iniezione di fiducia ancora maggiore. Sappiamo però che questi episodi non devono più succedere, giocare in dieci non è certo facile e a noi sta succedendo troppo spesso». Quello che invece finora è accaduto di rado è veder vincere il Vicenza al «Menti» tanto che dei sette successi ottenuti in campionato solo due sono stati centrati davanti al pubblico amico. « Faremo di tutto per cercare di sfatare questo tabù del “Menti” – spiega Lerda – quanto accaduto finora è veramente strano visto quanto il pubblico vicentino sa essere vicino alla squadra. Ma contro il Livorno sono convinto che sapremo interpretare bene la gara e faremo di tutto per sbloccare questa situazione di cui non conosco le cause. Quello che mi interessa è che siamo partiti da zero, che ci attende una nuova partita, una finale che dovremo interpretare con l’atteggiamento giusto per prenderci i tre punti. Il resto è storia e chiacchiere che non portano punti». Lerda indica inoltre la strada per la salvezza. « Ci salveremo, ne sono convinto ma per farlo servirà curare ogni singolo aspetto e dettaglio, fuori e dentro il campo. I ragazzi in settimana si sono applicati bene, ma sanno che la strada è ancora lunga, perché è arrivato il momento in cui si avvicinano i verdetti del campionato e tutti lotteranno alla morte per centrare i loro obiettivi».

Ore 13.20 – (Giornale di Vicenza) E sarà così anche oggi: Francesco De Gregori nelle orecchie, mentre la pancia dello stadio Menti inghiotte per l’ennesima volta il pullman biancorosso. Soltanto che oggi, per l’attaccante Stefano Giacomelli, sarà speciale. Perché al suo 10, tatuato sulla maglia, si aggiungerà simbolicamente un altro «zero»: quello che serve per fare 100 presenze (in B) con il Vicenza.LEVA CALCISTICA. Stefano, a fine mese, compirà 26 anni. Ma non è troppo «piccolo» per apprezzare – sempre, prima di ogni partita – «La leva calcistica della classe ’68»: «Me l’hanno dedicata – confida -, e oltre a piacermi credo che vada a cappello con la mia stagione…». Come se, da queste quattro annate, Giacomelli volesse levare subito il dente che gli fa male. «Dice così, no?: Non aver paura di sbagliare un calcio di rigore… non è da questi particolari che si giudica un calciatore». E quindi, avanti con la canzone: «Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia». Racconta Giacomelli: «Il momento più brutto, in queste 99 presenze, è stato quello della retrocessione. La cancellerei volentieri, dalla storia e dalla memoria. Anzi, l’anno dopo sono rimasto in Lega Pro proprio per cercare di cancellare quella macchia». Eccoli, il coraggio e l’altruismo. Per la fantasia, garantiscono (ad esempio) i due gol di Trapani e Perugia: invenzioni decisive per 6 punti il cui peso (specifico) verrà svelato alla fine.TIFOSA SPECIALE. E quindi, arriva il bello. Perché Giacomelli ha fatto le cose per bene sin dalla prima delle ormai 100 presenze: era il 25 agosto 2012, Spezia-Vicenza. I biancorossi esordiscono con una sconfitta, ma il primo gol della stagione porta la firma del numero 10.Si tratta di un numero che è diventato anche un… disegno. «Quest’anno – racconta – ho conosciuto una bambina, di nome Ylenia, che sulle guance ha sempre disegnato il numero 10. Mi aspetta alla fine di ogni partita, con i suoi genitori, per salutarmi. E questo, per me, è un piccolo-grande regalo». Nota finale: stia attento il portiere, ex biancorosso, Carlo Pinsoglio. Perché Jack proverà a festeggiare con un gol, e se sarà il primo a segnare… il guardiano della porta livornese spegnerà un altro conto tondo: il gol numero 150 subìto in serie B. Tanti auguri!

Ore 13.00 – (Giornale di Vicenza) Al “Picchi” di Livorno aveva segnato e si era fatto espellere. Oggi, al Menti, gli si chiede di portare in campo il fisicone che tutti conosciamo, con quel carico di dinamite che si accompagna ad un attaccante della sua stazza, e di realizzare gol-salvezza. Nel match-salvezza. In uno stadio che esige la salvezza. Filip Raicevic, appena rientrato dal doppio impegno con la nazionale, il Montenegro, dovrà metterci stavolta anche la testa. Perchè il Vicenza, che nelle ultime 4 partite ha avuto quattro-espulsioni-quatto, non può permettersi altre leggerezze. Raicevic, oggi è una di quelle partite…Da vincere. Sarà una battaglia dalla quale dovremo uscire con i tre punti. Trattandosi di uno scontro diretto, è troppo importante farlo nostro.Lei si è riaggregato al gruppo mercoledì, perchè è stato impegnato con la sua nazionale. Ci racconti…Abbiamo disputato due amichevoli. Con la Grecia abbiamo perso 2-1 mentre con la Bielorussia abbiamo pareggiato 0-0; ma meritavamo di più. A livello personale com’è andata?Molto più che bene. Per me si è trattato di una bellissima esperienza, mi è sembrato un sogno. Con la Grecia ho giocato 25′, mentre contro la Bielorussia sono rimasto in campo circa 40′ e sono pure andato vicino al gol. Il futuro?Per gli Europei il Montenegro non si è qualificato. A fine maggio saremo impegnati a Istanbul contro la Turchia, sempre in amichevole, poi un’altra volta in Montenegro. Quindi da settembre tutta la preparazione sarà indirizzata ai prossimi mondiali. Bene, torniamo al Vicenza. Oggi l’aspettiamo in campo…Giocherò per forza, visto che poi Ebagua è squalificato. Si sente più stanco o carico per affrontare il Livorno dopo le amichevoli col Montenegro?Assolutamente carico. La nazionale mi ha dato qualcosa di speciale ed io credo che i successi personali portino altri successi. Sono pronto per la volata salvezza col Vicenza.Se la ricorda la gara di andata col Livorno?Non posso certo dimenticarmela. Come potrei? Aveva segnato…Sì, e mi ero pure fatto espellere. Certe stupidate non devo più commetterle.Lei ad Ascoli non c’era. I suoi compagni hanno vinto una partita di vitale importanza.Li ho sentiti subito, quando la partita è finita. Ero felicissimo per loro, per il Vicenza, per noi. E oggi dovremo fare lo stesso, giocare e vincere come i miei compagni hanno fatto ad Ascoli. In queste gare i punti valgono doppio. Senta, non ci si può esimere dal domandarle se sia successo qualcosa dopo l’arrivo di Ebagua. Lei infatti ha giocato sempre meno. Qual è il motivo?Forse non si è saputo, ma ho avuto qualche problema fisico, non stavo benissimo e credo che Giulio (Ebagua) stesse meglio di me. Alla fine gioca chi sta meglio e la squadra viene prima di tutte le altre cose.Io non ho avuto alcun problema a restare fuori in qualche occasione, o a partire dalla panchina. Insomma non l’ho mai avvertito come un peso, se è questo che mi chiedete.Come vede il gruppo?É sempre stato unito e lo è anche ora che il momento è delicato. Non possiamo alzare la testa, dobbiamo solo tenerla bassa, andare avanti e conquistare la salvezza con i denti e la voglia, che comunque credo si sia sempre vista dall’inizio della stagione. Siamo tutti convinti però del fatto che si debba dare di più per meritare la permanenza in serie B. Il cambio Marino-Lerda?Ben venga la svolta con Lerda, ma Marino mi ha formato come giocatore e mi ha dato tutto.

Ore 12.40 – (Giornale di Vicenza) Ennesimo scontro diretto per il Livorno, che ha bisogno di virare dopo l’incredibile sconfitta interna contro la Pro Vercelli. La compagine amaranto deve mettersi alle spalle lo 0-1 con i piemontesi. Colomba, come si mette alle spalle una batosta come quella di sabato?La squadra era abbattuta, abbiamo giocato alla pari, però quella batosta nei secondi finali non aiuta certo il morale. L’unica ricetta per uscirne è il lavoro e in settimana la squadra si è allenata bene, i ragazzi sono stati recuperati dal punto di vista mentale. In settimana mi sono arrabbiato molto perché non possiamo permetterci di fare errori banali come quelli di sabato.Le assenze sono tante…Purtroppo le defezioni sono sempre numerose. Infatti ogni volta cerchiamo di recuperare chi manca, invece non è possibile. Questo significa che dobbiamo cercare di sfruttare al meglio chi ci sarà.È l’ultima spiaggia per il Livorno?Assolutamente no, non c’è un clima da ultima spiaggia. Però è una partita importante, questo sì. Si tratta di uno scontro diretto, siamo sotto e quindi la classifica ci dice che dobbiamo rimontare. Il Vicenza è una nostra diretta concorrente, ha gli stessi timori e dubbi che abbiamo noi. Vincerà chi ha più convinzione e dovremo tirare fuori il carattere.Stanno mancando i gol degli attaccanti, in particolare Vantaggiato. Ci sarà un turno di riposo per lui?Daniele è un giocatore importante, ha esperienza, può tirarci fuori da questa situazione. Però è un elemento della squadra come gli altri, quindi la colpa è del collettivo se i gol non arrivano e poi purtroppo a prendere la colpa sono magari gli attaccanti.Cosa non bisogna fare contro il Vicenza che invece il Livorno ha fatto sabato scorso?Abbiamo commesso errori banali contro la Pro Vercelli che hanno compromesso una partita intera. Dobbiamo essere più aggressivi, anche perché non possiamo competere con gli avversari se manca questa qualità. Bisogna essere veloci, rapidi, attenti e sempre concentrati. E poi essere equilibrati.L’unico dubbio è in attacco, dove Comi dovrebbe essere titolare al posto di uno fra Fedato e Vantaggiato. Non è da escludere l’ipotesi 3-4-3, con Fedato al posto di Valoti.

Ore 12.20 – (Giornale di Vicenza) Per ritrovare due vittorie di fila del Vicenza, occorre tornare indietro di oltre due mesi: 16 e 19 gennaio, 6 punti conquistati contro Modena e Perugia. Ora è venuto il momento di aggiornare la statistica: dopo il fondamentale successo di Ascoli, oggi alle 15 i biancorossi riceveranno il Livorno al Menti in una nuova importante sfida in chiave salvezza. Si dice spesso che in queste partite i punti contano doppio e sarà veramente così: battendo il Livorno, infatti, il Vicenza non solo si metterebbe al sicuro per quanto riguarda gli scontri diretti (2-2 all’andata), ma porterebbe a quattro lunghezze il proprio margine di vantaggio sul terz’ultimo posto (salvo un improbabile colpaccio della Salernitana a Novara), ovvero quello della retrocessione diretta.CORAGGIO E LUCIDITÀ. Franco Lerda vuole una squadra combattiva, coraggiosa e lucida, che una volta tanto sappia tenere i nervi saldi quel tanto che basta per finire la partita in parità numerica. Nei due incontri disputati finora con il nuovo tecnico in panchina, infatti, i biancorossi hanno giocato più minuti in 10 che in 11; è chiaro che così mettere in pratica quanto provato durante la settimana diventa più complicato.TUTTO CONFERMATO. Il 4-2-3-1 varato ufficialmente ad Ascoli è sembrato garantire alla squadra il giusto equilibrio tra copertura e propensione offensiva. Ecco perché lo stesso Lerda in conferenza stampa ha confermato che intende ripartire da quella base, sia per quanto riguarda lo schema tattico, sia nella scelta degli interpreti. Come previsto, oggi ci sarà dunque un’unica variazione: al posto dello squalificato Ebagua, ecco il ritorno di Filip Raicevic, che in settimana ha debuttato con la nazionale del Montenegro contro Grecia e Bielorussia.FILIP E GLI ALTRI. Le fortune dell’attacco biancorosso dipenderanno quindi dalla vena del giovane centravanti, e ancor di più dall’efficacia del dialogo tra lui e le tre mezzepunte pronte a supportarlo: da destra a sinistra, Vita, Galano e Giacomelli. Ad Ascoli i segnali più confortanti sono giunti da Galano, autore di una delle sue migliori prestazioni con la maglia biancorossa. E se ad un Galano in forma tornasse ad affiancarsi il Giacomelli dei tempi migliori, o un Vita tipo quello ammirato contro l’Ascoli (ma soprattutto all’andata al Menti…), allora sì che per la difesa del Livorno sarebbero guai.SPINTA E CONTENIMENTO. In mezzo al campo Moretti e Signori hanno dimostrato di poter essere efficaci sia come filtro, sia nell’impostazione, ma dovranno cercare di limitare gli errori in fase d’appoggio. Dietro di loro, Adejo e capitan Brighenti alzeranno la diga davanti a Benussi, mentre Sampirisi a destra e D’Elia a sinistra saranno chiamati a contenere le folate offensive dei toscani per poi spingere sull’acceleratore lungo le fasce.GLI INNESTI. In panchina, sul fronte offensivo, c’è Cisotti che scalpita per avere l’occasione del debutto, mentre in mezzo al campo il tecnico può contare su Urso e Sbrissa; Modic ha stretto i denti e siederà in panchina, ma non al meglio visto il dolore al piede sinistro che lo condiziona da due settimane. Per la difesa c’è Ligi, con l’esperto secondo portiere Pelizzoli alla sua prima panchina ufficiale.

SERIE B

Ore 11.50 – (Corriere del Veneto) Ormai la biglietteria della Serie A ha staccato per il Verona il ticket con destinazione B. A otto turni dalla fine del campionato è tempo di valutazioni su chi, nella rosa dell’Hellas, rimarrà anche tra i cadetti e chi, invece, approderà ad altri lidi. Nonostante la stagione disastrosa della squadra, più di qualche gialloblù ha, infatti, buon mercato. Per Federico Viviani, fin dal ritiro di Racines condizionato da guai fisici – prima la pubalgia, poi dei ripetuti fastidi a una caviglia che l’hanno costretto a sottoporsi a un intervento chirurgico in Portogallo –, da alcuni mesi c’è l’interesse della Fiorentina. Riccardo Bigon, ds del club di via Belgio, ha parlato con la società viola dell’ipotesi di riconoscerle un diritto di prelazione sull’eventuale cessione del regista. Dalla Fiorentina, in gennaio, sono arrivati, in prestito, Ante Rebic e Gilberto (utilizzo ridotto per il primo, poco più che nullo per il secondo). Bigon non ha concordato alcuna opzione per Viviani, ma il corteggiamento nei suoi confronti non è scemato. Tutto tornerà al centro del tavolo nelle prossime settimane, ricordando che il numero 41 dell’Hellas è costato al Verona quattro milioni di euro e ha un contratto che scade il 30 giugno 2020. Stesso termine fissato per l’accordo che lega Giampaolo Pazzini all’Hellas. Su di lui, dalla Grecia, riportano delle sirene che provengono dal Panathinaikos. Ad Atene l’allenatore è Andrea Stramaccioni, che vorrebbe avere in rosa il Pazzo, già diretto ai tempi dell’Inter. Lo stesso Pazzini ha peraltro manifestato la volontà di restare al Verona anche in caso (ormai poco meno di una certezza) di retrocessione in Serie B. Ma i pezzi pregiati dell’Hellas, in uscita, sono sempre loro: Artur Ionita e Pierluigi Gollini. Per entrambi si sono accesi i riflettori del Napoli. Per il centrocampista moldavo l’offerta c’era già stata in inverno: se ne riparlerà presto. Per Gollini l’idea del club azzurro è un’ultima ora, ma è chiaro che un portiere italiano nato nel 1995 può far gola a molti. Se questi sono i gioielli nella pur ammaccata vetrina del Verona, l’organico dell’Hellas non è comunque destinato a essere del tutto resettato. Eros Pisano, Filip Helander, Matteo Bianchetti, Leandro Greco, Luca Siligardi andrebbero a costituire un primo nucleo per ripartire. In stand-by la posizione di Vangelis Moras (ieri mattina presente alla Gran Guardia come testimonial per la giornata mondiale dell’autismo): contratto che scade il prossimo 30 giugno, quello del difensore greco, e per adesso non ci sono sviluppi per un eventuale rinnovo. Luca Marrone è in prestito secco dalla Juventus, come, dal Granada via Udinese, l’oggetto misterioso Samir. Juanito Gomez e Bosko Jankovic hanno un altro anno di vincolo con l’Hellas. Luca Toni è pure lui in scadenza e dovrà decidere se continuare o ritirarsi. Ma qualsiasi approfondimento su uomini e mezzi passa per un doppio bivio: la scelta dell’allenatore e del direttore sportivo.

Ore 11.30 – (L’Arena) Sta retrocedendo anche lui. «La Serie A la sentivo un po’ mia, dopo aver fatto una fatica enorme per andarci. Ci sto male, parecchio anche», il pensiero da eterno capitano di Luca Ceccarelli, a cui cinque campionati di Hellas e due promozioni danno il diritto di sentirsi ancora uno da Verona, adesso professore nella difesa dell’Entella dopo essere scappato appena in tempo da Catania. Parla sempre in prima persona plurale, come se fosse ancora al campo di Sandrà. «A Salerno un mese fa mi hanno beccato per tutta la partita ricordando quello spareggio di C1, evidentemente gli abbiamo lasciato una ferita ancora bella aperta», sorride Ceccarelli, in zona playoff con l’Entella e destinato presto ad incrociare di nuovo l’Hellas nella categoria sbagliata. I contatti non li ha persi, non fosse altro per la casa nello stesso residence di Peschiera che ospita anche Juanito Gomez. «A Verona torno spesso, ultimamente appena aperte le finestre si comincia a parlare di Hellas e di questa stagione disgraziata. Oltre ai demeriti di tutti c’è stata anche tanta sfortuna se torno indietro con la memoria e rivedo l’infortunio di Toni, uno che per due anni è stato il capitano, il leader, il trascinatore e un immenso goleador. Uno come lui non potevi sostituirlo».SOGNI NEL CASSETTO. Ceccarelli è un re a Chiavari, vicino alla sua Massa e salvo con dieci giornate d’anticipo grazie alla mano di Alfredo Aglietti, altro ex storico dell’Hellas e profilo di prima fascia per chi desidera un allenatore di qualità. Assist troppo facile per Ceccarelli: «È un grande lavoratore, uno che ti trasmette fiducia e con idee molto chiare. Personalmente lo consiglierei a tutti, anche al Verona». Alla Serie A non guarda più come una volta, a meno di un miracolo nei playoff. Niente a che vedere coi tempi della Fiorentina o dell’Under 20, quando un giorno al torneo di Tolone si trovò a dover marcare un giovanissimo Cristiano Ronaldo. A 33 anni non c’è più troppo spazio per i sogni. Meglio guardare in faccia la realtà dritta negli occhi. Anche dalla tranquilla Chiavari la vista è cupa: «Delneri un po’ di freschezza l’aveva portata, sono convinto che il Verona ad un certo punto abbia creduto nella salvezza ma se vai avanti e continui a sbagliare le partite-chiave diventa sempre più complicato raccogliere speranze».FATICA E SUDORE. La Serie B è ormai la sua dimora, costruita attraverso 211 partite e tante battaglie. «È facile dire che bisognerà tornare in A, di facile invece in questo campionato non c’è niente. Per l’Hellas soprattutto, perché quando scendi di categoria e devi per forza competere per vincere non è così semplice». La stagione sta promuovendo il Cagliari dei grandi nomi e il Crotone dei giovani, due vie diverse per tagliare la stessa linea del traguardo. Ceccarelli resta in sospeso: «Tanti, vedi anche il Carpi oltre al Crotone, hanno scelto di affidarsi a gente molto motivata e non alle grandi firme. Questa politica paga, ma il Verona dovrà per forza presentarsi a luglio con giocatori di spessore. Troppo rischioso agire diversamente. Fossi nel presidente Setti di soldi ne spenderei, soprattutto per dimostrare che questo è stato solo un incidente di percorso. Nessuno può garantire la Serie A all’Hellas, quando ci andammo noi nessuno ci regalò nulla».

Ore 11.00 – (Corriere del Veneto) È un Rolando Maran sereno, convinto, e molto motivato quello che si è presentato in sala stampa del Bentegodi per l’incontro con i giornalisti in vista del match di domani contro il Palermo. Le prime parole, l’allenatore trentino le ha volute dedicare a Dario Dainelli: «Sono cose che capitano, ma non ci voleva. Abbiamo patito tanti infortuni quest’anno. Siamo tutti molto dispiaciuti per quello che gli è successo. Dario ci teneva a continuare a essere protagonista con noi in questo finale di stagione. Tornerà alla grande. Noi gli siamo vicini e lo aspettiamo. Lui lo sa». Nono posto, 38 punti a otto giornate dal termine sono il tesoretto che la squadra ha confezionato sin qui; qualcosa di eccezionale, nemmeno ipotizzabile a inizio campionato: «alla salvezza manca davvero poco: siamo tutti determinati a ripartire da quanto fatto vedere a Genova contro la Sampdoria. Abbiamo voglia di continuare a stupire tenendo i piedi per terra. Durante la sosta abbiamo lavorato con la massima concentrazione, senza cali di tensione. I ragazzi stanno dando il massimo e continueranno a darlo. Domenica sarà una partita difficile: noi cerchiamo i punti necessari per chiudere il discorso salvezza. Da qui alla fine incontreremo squadre con grandissime motivazioni; noi ne abbiamo altrettante. Quello che verrà, sarà conseguenza di ciò che riusciremo a mettere in campo». Maran ha quindi tracciato una linea del proprio percorso professionale, che lo ha portato a essere accostato in questi giorni a club di un certo spessore (Genoa in primis). I fatti parlano chiaro: nel 2012 condusse il Varese alla finale playoff per la promozione in massima serie; nel 2013, alla guida del Catania stabilì il record di punti in serie A del club etneo: «Meriti o demeriti, credo che l’allenatore sia solo uno dei componenti di un gruppo. Per quanto mi riguarda, le esperienze che ho maturato mi stanno aiutando a migliorare, correggere alcuni aspetti e crescere. L’unica cosa che ho in mente, è fare bene il mio lavoro dando il meglio di me stesso per il bene del Chievo. Tutto il resto m’interessa relativamente. Abbiamo una classifica da sogno. Ci attendono otto giornate in cui dovremo tirare fuori il massimo. La salvezza è lì a portata di mano. Prendiamocela. Una volta raggiunta, cercheremo di dare un ulteriore senso alla nostra bellissima stagione». La squadra ha finora raccolto un bottino di 6 vittorie in trasferta: una in più, e il Chievo di quest’anno stabilirebbe un primato per il club della Diga in serie A. In quest’ottica, Maran farebbe addirittura meglio di Gigi Delneri e Bepi Pillon, uomini che hanno scritto la storia clivense: «Peccato allora ci siano solo tre trasferte da qui alla fine! -ci ride su- Scherzi a parte, è chiaro che questo è il frutto di un certo tipo di mentalità che ci porta sempre a giocarcela a viso aperto ovunque e con chiunque». L’ultimo pensiero è per il presidente Luca Campedelli, giunto quest’anno al venticinquesimo anno di presidenza: «Un traguardo importante: il più bel regalo che possiamo fargli è quello di poter continuare a essere fiero di noi».

Ore 10.40 – (L’Arena) Uomini veri. Vanno, vengono. Si lasciano e si ritrovano. La storia è quella di Stefano Sorrentino, oggi bandiera del Palermo, e Luca Campedelli, il Chievo in persona. Stefano è stato a lungo ultimo baluardo del club della Diga. Parate, miracoli, il cuore appeso ad una maglia. Poi c’è stato l’addio. Con tanto di burrasca e tempesta perfetta. Ma il tempo, si sa, spesso e galantuomo. E i rapporti tra Stefano e Luca sono tornati ad avere clima mitigato. Tanto che spesso e volentieri si è rincorsa una voce del possibile ritorno a Verona di Sorrentino. Prima di vuotare il sacco, Stefano, domani rivale dei gialloblù, ci tiene a sottolineare: «Nella testa oggi ho solo Palermo e la salvezza. I nostri tifosi meritano rispetto e impegno. Quando ho scelto questa maglia sapevo di approdare in uno dei più grandi club del Sud. Daremo tutto».Sorrentino, e il Chievo?«Bello, spumeggiante, divertente. Si è salvato con tranquillità. Merito di Campedelli, del club, dei ragazzi».Lei è tornato più volte, ha trovato qualcosa di nuovo?«Cambiano le facce, resta la filosofia. Maran, oggi, è l’uomo giusto. Il progetto va avanti con successo».Ma è vero che lei poteva tornare a giocare qui?«Confermo tutto. È successo più volte. In almeno tre casi: due nella sessione invernale del mercato, ed uno in estate. Sono stato davvero ad un passo dal tornare a Verona. Ma non se n’è fatto niente».Il suo futuro?«Sono in scadenza, il Palermo mi ha fatto la sua proposta di rinnovo. Io ho rilanciato con la mia. Per il momento non ci siamo trovati. Ho detto di no ad un’offerta dall’America. Dovrei allontanarmi troppo dai miei affetti. Non voglio farlo».Può raccontare la sua verità sull’addio burrascoso al Chievo?«Vivevo un momento difficile. Mi stavo separando, stavo cambiando procuratore, con il direttore Sartori il rapporto era logoro. Pensavo di poter andare alla Roma, poi alla Juve. Per un capriccio le trattative finirono per saltare. Si creò una situazione di tensione. Sono onesto: anch’io non mi piacevo più, ero poco lucido e ci lasciammo male».E poi?«Mi resi conto che Campedelli mi aveva dato tanto. Non poteva finire così tra di noi. Lo cercai a lungo».E lui?«Niente da fare per sei mesi. Non riuscii a parlargli. Ma poi arrivò l’occasione giusta. Ci siamo parlati, ci siamo chiariti. E finalmente il rapporto è tornato ad essere molto buono. Tanto che, come dicevo, le nostre strade potevano ricongiungersi».Torna al Bentegodi per una partita che vale molto per voi«Il Bentegodi è il campo che ci ha regalato quest’anno l’ultima vittoria in trasferta in un momento particolare della nostra stagione. Da allora non è più successo. Abbiamo bisogno di punti».Chi l’ha sorpresa del Chievo?«Inglese è una bella rivelazione. Bizzarri ha dimostrato di essere portiere molto valido. Pellissier dà sempre l’anima. Mi piace il dinamismo di Castro e la classe di Birsa. Cesar è una roccia. Dainelli l’esperienza. E a proposito di Dario, sono dispiaciuto per il suo infortunio. L’ho già sentito al telefono. Gli ho fatto forza. Si riprenderà».Dimentica qualcuno?«Mi aveva stupito Meggiorini, che ad inizio stagione era partito come un razzo. Ma il Chievo è fatto di uomini veri come Sardo. Si allena, aspetta il suo turno, e quando viene chiamato in casa fa sempre il suo. Mi sarebbe piaciuto rivedere anche Paloschi. Ma gli è arrivata un’offerta irrinunciabile. E giustamente non se l’è fatta scappare. Il Chievo si è trovato a gennaio con poco da correggere in corsa. Chi entra, non accusa il colpo. Prendi Spolli. Li stanno tutti bene. E ricordo con piacere pure Squizzi».

Ore 10.10 – (Messaggero Veneto) É legato all’improbabile ma non impossibile recupero del portiere Pepe Reina l’unico dubbio di formazione del Napoli, annunciato in arrivo a Udine in serata, dopo l’ultima seduta di allenamento che i partenopei sosterranno questa mattina a Castelvolturno. Sarri aspetterà quindi la rifinitura per capire se portare con sé il numero 1 spagnolo, alle prese con un affaticamento al gemello mediale della gamba destra. Il dottor De Nicola ha escluso lesioni, tant’è che ieri Reina è ritornato in campo, sostenendo un lavoro personalizzato, lontano dal gruppo, ma la sola presenza è bastata per ridare speranza allo staff tecnico, che in caso di forfait promuoverebbe tra i pali il portiere classe classe ’92 Gabriel, in prestito dal Milan, in stretta concorrenza con l’altro brasiliano Rafael. Nessun dubbio per il resto della formazione, di quel 4-3-3 annunciato con Hysaj e Ghoulam ai fianchi della difesa completata in mezzo dai corazzieri Albiol e Koulibaly, con l’ex Allan nella mediana in cui Hamskik avrà libertà di inserimento, mentre Jorginho si occuperà della regia. A proposito, ieri l’oriundo ha chiamato a raccolta i tifosi, aspettandosi battaglia dall’Udinese. «I tifosi ci stiano vicini come hanno fatto fino ad ora, ci divertiremo a prescindere dal risultato finale. La strada è ancora lunga, non abbiamo mai mollato e lo sente anche la Juventus. L’Udinese? Sarà una gara difficile. Quando si gioca contro il Napoli c’è sempre qualche motivazione in più e poi c’è anche l’allenatore nuovo che dà più stimoli». Per quanto riguarda l’attacco, il tridente sarà quello annunciato, con Callejon e Insigne rispettivamente a destra e a sinistra di Gonzalo Higuain, sui quali Psg e Bayern Monaco hanno messo gli occhi da tempo.

Ore 09.50 – (Messaggero Veneto) In settimana ci ha scherzato sopra, usando la battuta dei due tir piazzati davanti alla porta per fermare il Napoli, ma in realtà Gigi De Canio ci ha pensato eccome ad affinare la tattica difensiva con la quale arginare Higuain, la principale fonte di preoccupazione per chiunque incontri la squadra di Sarri, mica solo per l’Udinese. Sull’efficacia della strategia si dovrà ovviamente attendere la partita, ma dalle prove effettuate al Bruseschi Higuain si troverà una bella sorpresa. Il piano. Parlare di gabbia entro la quale intrappolare il “Pipita” sarebbe inappropriato, parlare invece di una marcatura coadiuvata tra i reparti di centrocampo e difesa, una sorta di intelligence tra reparti, è invece ciò a cui ha pensato il tecnico lucano, chiarissimo in settimana nel far capire ai suoi che Higuain dovrà correre come un matto per trovare palloni giocabili. L’idea del tecnico prevede almeno tre componenti; la prima è in fase preventiva, con la richiesta di chiudere, o per lo meno sporcare tutte le linee di passaggio centrali fuori dall’area, dove l’argentino viene a prendere palla per poi girarsi e puntare, o calciare da fuori. La seconda prevede l’uso del centrocampista centrale, e questo dovrebbe essere compito di Kuzmanovic, chiamato a fare da schermo alla difesa. Sarà lui a prendersi per primo in consegna Higuain, contrastandolo centralmente per ostacolarlo fino alla morsa dei difensori centrali. E qui scatta la terza fase, con Danilo e Felipe pronti a chiuderlo a tenaglia. Il tutto, senza rischiare nulla in fase di possesso palla in quella zona centrale, davanti all’area, in cui De Canio ha raccomandato “zero rischi”. Determinazione. Anche su questa tattica si è allenata a lungo l’Udinese in settimana, ormai pronta a dare il massimo col rischio di farsi pure male in allenamento, come è capitato ieri, quando Kuzmanovic è entrato duro su Danilo, che l’ha presa a ridere. De Canio ha raccomandato prudenza, ma non è stato ascoltato da Fernandes, che ha rifilato una bella botta a Felipe. Il difensore non l’ha presa bene affatto, ne è nato un battibecco, e Badu ha fatto da paciere. Il Deca non si è scomposto ed è andato oltre. Per lui la squadra è già sul pezzo.

Ore 09.30 – (Messaggero Veneto) Fosse un film, il titolo di riferimento per questa storia sarebbe “La classe operaia va in paradiso”, solo che a differenza dello stakanovista Lulù, l’operaio alienato dai ritmi di produzione, interpretato dal magistrale Gian Maria Volontè nel capolavoro di Elio Petri, l’allenatore del Napoli Maurizio Sarri non è tornato al suo “solito” lavoro, ma è riuscito a cambiare la sua vita facendo della passione per il calcio il suo lavoro, gratificante e ben retribuito. Chi ha in parte condiviso l’ascesa di Sarri, è quell’Alessandro Zampa che si è legato alla storia dell’Udinese lavorando come preparatore dei portieri ai tempi di Zaccheroni prima, e di Spalletti poi. É lui a ricordare il Sarri metodico e maniacale conosciuto ai tempi di Grosseto e Alessandria, quando era l’ex impiegato di banca a chiedergli lumi sulla serie A. «Tutto nacque per caso nel marzo del 2010. Filippi mi chiamò dalla Juve proponendomi di andare a lavorare con Sarri a Grosseto, in serie B, e io accettai. Una volta conclusa la stagione decisi di seguirlo ad Alessandria, e fu lì che mi accorsi della sua ambizione. Al tempo ero io quello che arrivava dalla serie A, dall’esperienza con Del Neri al Porto, e Sarri mi tempestava di domande, voleva sapere i particolari di ogni aspetto tattico e non. Passavamo ore davanti al video per studiare i movimenti della difesa, era un mangia-cassette, ed era coadiuvato nell’analisi dal suo fedele Ciccio Calzona, un bravissimo allenatore in seconda che tuttora gli fa il resoconto sugli avversari». Fin qui le origini del rapporto di lavoro, a cui Zampa fa seguire un giudizio di pieno merito, idealmente esteso a tutti gli allenatori che si sono fatti la gavetta. «Sarri è arrivato tardi in serie A, ma è la sua storia a dirci che se lo merita, dopo essersi fatto anni tra i dilettanti. É una persona seria, un grande studioso di calcio, e prima di allenare ha ricoperto incarichi importanti in banca, lavorando anche all’estero. Conosce bene l’inglese e a tutta la sua preparazione fa riscontro una certa timidezza che a certi livelli non aiuta, specie davanti alle telecamere». Ma c’è una caratteristica ancora più peculiare che Zampa sottolinea in Sarri. «A certi livelli le cose cambiano, e allenare i campioni non è facile, specie in un ambiente come Napoli. Per riuscirci bisogna essere duttili, riuscendo a far capire il proprio calcio proponendolo in maniera tale che tutti lo capiscano, e senza venir meno alle proprie convinzioni. Ecco, per me lui ha fatto il salto di qualità diventando duttile, sapendo trattare e porsi con i campioni e non». A questo punto è impossibile esimersi da un accostamento tra Sarri e quegli allenatori che Zampa ha visto crescere ed affermarsi. «Lo metto più vicino a Delneri, maniacale e metodico come Gigi, ma è anche simile a Zaccheroni, attento a tutto». Poi, ecco l’aneddoto finale col quale Zampa ricorda il vizio preferito dell’amico. «Ha sempre fumato molto e io gli nascondevo le sigarette sotto i cinesini, costringendolo ad alzarli tutti per trovarle».

Ore 09.10 – (Messaggero Veneto) UDINESE Calendario. L’Udinese è l’unica squadra che giocherà cinque gare su otto in casa. Decisivi i confronti al Friuli con Chievo, Torino e Carpi. Condizione fisica. La squadra non sta benissimo, la sosta è caduta a puntino. Dalla partita con il Napoli ci si aspetta una crescita da questo punto di vista. Infortuni e squalifiche. De Canio ha l’intera rosa a disposizione, occhio però alle diffide che pendono su Felipe, Fernandes e Zapata. L’uomo in più. Zapata ha segnato 6 gol in 18 partite. Il colombiano aveva promesso di arrivare in doppia cifra. Se ce la fa De Canio è quasi salvo. CARPI Calendario. Determinanti le prossime tre sfide: in casa con Sassuolo e Genoa, fuori con il Chievo. Se fa punti, manda nel panico le avversarie. Condizione fisica. Quella di Castori è la squadra che sta meglio. E anche dal punto di vista psicologico ha poco da perdere. Infortuni e squalifiche. Stagione finita per Bubnjic e Ghahorè, Crimi e Suagher saltano il Sassuolo, sono in diffida Letizia, Romagnoli e Zaccardo. L’uomo in più. Lasagna, l’uomo sbucato dal nulla nella seconda parte del torneo con 4 gol nelle ultime 10 partite. PALERMO Calendario. Quattro scontri diretti nelle ultime quattro giornate. I siciliani si giocheranno quasi tutto lì. Condizione fisica. In certi casi è la paura che blocca le gambe. Sarà fondamentale muovere la classifica domani a Verona Infortuni e squalifiche. Infermeria praticamente vuota, occhio alla diffida di Vasquez, perderlo in una sfida salvezza sarebbe un guaio L’uomo in più. Vasquez, per classe e personalità e perchè è l’unico in grado di innescare Gilardino FROSINONE Calendario. Cinque trasferte sono tante specialmente per una squadra che ha costruito la sua classifica in casa. Condizione fisica. Sta bene il Frosinone e come il Carpi ha la mente più leggera degli altri. Infortuni e squalifiche. Soddimo è out per Marassi, Dionisi è in odore di squalifica. L’uomo in più. Ciofani è il centravanti, ma anche il regista della squadra. Palla lunga e si gioca già in area avversaria VERONA Calendario. Solo la matematica dice che non è retrocesso ma può essere arbitro della salvezza dovendo affrontare Frosinone e Palermo. Condizione fisica. La squadra di Delneri sta bene. Il tecnico nonostante tutto ha fatto un buon lavoro e in B l’Hellas potrebbe ripartire da lui. Infortuni e squalifiche. Fares out tutto aprile, Moras, Pazzini e Souprayen nell’elenco dei diffidati. L’uomo in più. Sempre e comunque Luca Toni. Il suo infortunio ha pesato come un macigno.

Ore 09.00 – (Messaggero Veneto) Otto partite in 44 giorni, da oggi con Carpi-Sassuolo, al 15 maggio ultima di campionato.Prende il via la volata per la salvezza e la prima di queste tappe vede l’Udinese partire da sotto lo Zoncolan. La squadra di De Canio ha l’impegno più difficile. Ma il calendario è solo una delle variabili di questa corsa. Ci sono anche la condizione fisica, gli infortuni e le squalifiche e le individualità. Ecco il check up dell’Udinese e delle sue antagoniste. GENOA Calendario. Quello di domani con il Frosinone è un vero e proprio match point per la squadra di Gasperini. Il Grifone la “deve” vincere anche perchè poi sarà atteso da due trasferte con Sassuolo e Carpi. Condizione fisica. La partita prima della sosta con il Napoli ha detto che il Genoa sta bene. Da questo punto di vista situazione serena in casa rossoblù. Infortuni e squalifiche. Sono out tre pezzi da novanta: Ansaldi, Burdisso e Cerci. Il difensore ne avrà per un mese, gli altri due per un paio di settimane. L’uomo in più. Se ritrova un po’ la condizione sicuramente Pavoletti, da non trascurare un guerriero come Rincon. TORINO Calendario. Attenzione. Se il Toro domani sera perde con l’Inter e dietro fanno punti, il finale di stagione si complica per la banda Ventura attesa da cinque trasferte con Bologna, Roma, Udinese ed Empoli. Condizione fisica. La squadra con la Juve ha avuto una reazione dopo il 2-0. Il problema è che questa situazione complicata era inattesa. Infortuni e squalifiche. L’assenza di Immobile si protrarrà per tutto aprile. Un problema non da poco per i granata se non si sveglia Maxi Lopez. L’uomo in più. Belotti ha segnato 8 gol, perchè il Toro si salvi c’è bisogno che arrivi abbondantemente in doppia cifra. ATALANTA Calendario. Milan in casa, Roma e Napoli fuori, scontri diretti a Palermo e in casa con l’Udinese. Non semplice. Condizione fisica. Il momento buio è alle spalle. La Dea è sicuramente in ripresa dal punto di vista atletico e il Milan lo scoprirà domani. Infortuni e squalifiche. Carmona ne avrà per un mesetto. Sono in diffida Paletta e Kurtic, ma soprattutto Gomez e Diamanti. L’uomo in più. Gomez è stato il trascinatore nella prima parte della stagione, non avesse saltato per infortunio il Carpi forse l’Atalanta avrebbe due punti in più. SAMPDORIA Calendario. Se perde a Firenze, Montella è quasi obbligato a battere l’Udinese. Nelle ultime tra ha le trasferte con Palermo e Juve, in mezzo il derby. Condizione fisica. La Samp si presenta a questo rush finale in buone condizioni. Non sono le gambe il problema di Montella. Infortuni e squalifiche. Carbonero ko per due settimane, Cassani e Ranocchia in diffida. L’uomo in più. Troppo facile: Quagliarella. Servono i suoi gol per portare la barca blucerchiata in acque sicure.

SERIE A

Read Previous

Basket femminile, Schio a caccia della stella d’argento nella Final Four di Coppa Italia

Read Next

Serie B, scatto salvezza del Vicenza: Galano e Raicevic abbattono il Livorno, disastro Colomba

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *