• 28 Ottobre 2025

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Verona-Milan, dalla gara del ritorno in serie A a quella che può sancire l’arrivederci…

Loro non ci saranno. Loro che, tre anni fa, era il 24 agosto del 2013, furono i personaggi in copertina di un Verona-Milan che i titoli e le prime pagine se le prese a scatto immediato. Già: era la partita di debutto di quel campionato, e pure, la gara che segnò il ritorno in A dell’Hellas dopo un’attesa che durava dal 5 maggio 2002 e dal pomeriggio delle matite spezzate di Piacenza, il giorno della retrocessione. Loro sono Luca Toni e Mario Balotelli. Né l’uno né l’altro presente lunedì nella sfida del Bentegodi. L’uno fermato da un guaio muscolare, un edema alla coscia destra che gli ha imposto di uscire dopo pochi minuti a Empoli, mercoledì. L’altro, invece, incappato con il Carpi, 24 ore dopo, nel cartellino giallo che ha fatto scattare la squalifica per raggiunto limite di ammonizioni. Nessun duello tra il vecchio leone che di gol, da professionista, ne ha fatti oltre 300 e che ora è vicino al probabile ritiro, e quel felino flessuoso che è rimasto un asso in potenza, mai realizzato nella realtà. Quello stesso duello che li vide al centro della scena nel 2013. Ricordate? Furono sbertucciati i corvacci che «chiamavano» gli ululati anti-Balotelli a Verona. Lui, Mario, trasformato nell’immagine emblematica dell’Italia multietnica, davanti al pubblico che l’opinione diffusa ha sempre ritratto come razzista e propenso all’ingiuria verso i giocatori di colore. Ma quel giorno d’agosto i tifosi dell’Hellas si presero una rivincita sonora verso il sistema. Prima, durante e dopo la partita lanciarono goliardici cori di supporto a Balotelli: a ogni suo tocco di palla, via al coro «Mario-Mario», tra risate e applausi beffardi. E Balotelli non incise per nulla in una gara che fu, al contrario, il primo alloro per Luca Toni, il Re gialloblù. Ripescato da un addio al calcio che non voleva e che altri gli avevano suggerito di accettare, Toni siglò, al debutto in campionato con l’Hellas, una portentosa doppietta. Risultato: Verona-Milan 2-1, con la rimonta alla rete d’avvio di Andrea Poli. Da lì un’avventura in Serie A che si spegnerà lunedì, o forse nel turno successivo, ma che è senz’altro giunta alla sua conclusione. Dal Milan al Milan, emozioni, sogni e poi delusioni e cocci infranti per l’Hellas, che ripartirà dalla B per recuperare ambizioni svanite. A proposito: la Lega cadetta ha decretato che le tre società retrocesse non fruiranno dei contributi garantiti dalla mutualità, che oscillano attorno ai 4 milioni di euro. Spetteranno agli altri diciannove club di Serie B, non a chi arriva dalla A e che, dunque, si gioverà del ricco paracadute che è stato loro riconosciuto di recente. Il Verona, peraltro, potrà ricostruire basandosi sui 25 milioni che gli sono stati assegnati. Intanto c’è da salutare un campionato disastroso, magari togliendosi, perlomeno, la soddisfazione di mettere in crisi il Milan del vecchio amico Chicco Brocchi (all’Hellas da giocatore del 1998 al 2000), rinverdendo la tradizione che vuole il Bentegodi fatale ai rossoneri. Il 20 maggio 1973 e il 22 aprile 1990 il Diavolo ha lasciato sul terreno di Verona due scudetti. Il primo con un 5-3 che ha fatto epoca, e il tricolore che fu conquistato dalla Juventus, vincitrice in extremis all’Olimpico con la Roma. Il secondo, con quel 2-1 che fece gridare allo scandalo il Milan, infuriato per l’arbitraggio del signor Lo Bello. Il pallonetto di Davide Pellegrini allo scadere diede i due punti all’Hellas e lo scudetto al Napoli. Poi il Verona retrocesse ugualmente, perdendo la settimana dopo in trasferta con il Cesena. Ma quella squadra, l’ultima con Osvaldo Bagnoli alla guida dei gialloblù, fu un amore romantico.

(Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Verona)

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