Fino al 4 di gennaio Fabio Pecchia ha allenato Cristiano Ronaldo, Bale e Benzema. Fidato vice di Benitez al Real Madrid così come al Napoli. Dai primi di luglio, dal ritiro di Racines, il vestito della festa dovrà per forza essere sostituito da una molto più umile tuta da lavoro. In Serie B e non sul tetto del mondo, sulla panchina del Verona e non su quella del Real. La scelta è pressoché definitiva, manca solo la firma. l’Hellas ha rallentato con Stellone e De Zerbi accelerando rapidamente con Pecchia, uno che a Foggia ha conosciuto bene Filippo Fusco, il prossimo direttore sportivo del Verona. ESONERI AMARI. Il cammino da capo allenatore di Pecchia è fermo da oltre tre anni a 37 panchine, divise fra le 11 al Gubbio in B e le 26 in Lega Pro al Latina. Tutte e due le volte Pecchia è stato costretto a salutare prima della fine del campionato, esonerato velocemente a Gubbio e a fine stagione dopo un buon lavoro a Latina che guadagnò la promozione in B e vinse la Coppa Italia di categoria. L’INTESA CON RAFA. Dopo essere passato nel 2012 da Coverciano per prendersi il patentino per la Serie A, durante l’esperienza campana dell’ex Liverpool, Pecchia è diventato l’alter ego di Rafa Benitez da cui ha cercato di immagazzinare ogni sfumatura. Tattica e nella gestione di grandi giocatori così come di supercampioni. A Napoli d’altronde Pecchia aveva costruito gran parte delle sue fortune in una buonissima carriera da ordinato centrocampista ma anche da ottimo guastatore, capace sempre di entrare coi tempi giusti fra le difese avversarie e raccogliere un bel gruzzolo di gol. Il valore aggiunto spesso e volentieri, fra quantità e qualità. Benitez ha voluto Pecchia pure al Real e successivamente a Newcastle da gennaio in avanti, in una vana rincorsa salvezza. La retrocessione in Championship, una tragedia in una piazza dove si vive di pallone come in nessun altro posto in Gran Bretagna, non ha impedito a Benitez di prolungare il suo contratto con la garanzia però di essere coadiuvato da uno staff che conosca alla perfezione la seconda divisione inglese, parecchio distante dal Real di Ronaldo e Bale. Così Pecchia, che prima o poi quel cordone ombelicale doveva pur romperlo, ha colto la palla al balzo e cominciato a prendere una strada tutta sua. Quella di Verona, a 42 anni, mettendo in tasca una laurea in giurisprudenza e in valigia le maglie di Napoli, Juventus, Sampdoria, Torino, Bologna, Siena, Ascoli, Avellino, Foggia e Frosinone. CALCIO D’ATTACCO. Pecchia con Benitez s’è cibato soprattutto di 4-2-3-1, modulo molto vicino alla maniera di intendere il calcio anche dell’ultimo Verona ma da cui potrebbe staccarsi per seguire le sue di idee concentrate soprattutto sul 4-3-3 com’era ad esempio a Latina, nella sua miglior stagione. O sul 4-2-3-1, sistema parente stretto delle sue caratteristiche di giocatore-incursore alle spalle delle punte. Fusco ha più volte tessuto le lodi di Pecchia, evidenziandone qualità ed equilibrio. Un’incognita fino a un certo punto. Partendo da una base: non è Fusco che ha scelto Pecchia, la decisione è stata del Verona e quindi di Setti dopo aver incontrato anche Stellone e De Zerbi. Tutti profili che piacciono molto anche al prossimo diesse, che ha avuto Pecchia come calciatore a Napoli e Foggia ma che ha avuto modo di valutare bene negli anni anche gli altri due. La variabile è stata proprio la voglia di Pecchia di allontanarsi da Benitez, di rinunciare a due anni di contratto che probabilmente sarebbe comunque riuscito a guadagnarsi anche fra i nuovi collaboratori di Don Rafa, di rientrare in Italia e crearsi un’identità tutta sua. Partendo dal Bentegodi, da una Serie B dura ma anche parecchio affascinante. Gli stimoli certo non gli mancano, occasioni così non capitano tutti i giorni. Nemmeno per chi fino a cinque mesi fa aveva in tasca le chiavi del Santiago Bernabeu e di mezza Madrid.
(Fonte: L’Arena)