• 30 Dicembre 2025

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Vicenza, Brighenti: “Vi racconto la mia verità, perché non sono un traditore!”

Il suo silenzio, finora, ha fatto molto rumore. Da quando è diventato protagonista del caso di mercato più scottante nell’estate biancorossa, Nicolò Brighenti aveva evitato di rilasciare alcun tipo di dichiarazione o commento. Ieri però, proprio nel giorno del suo ventisettesimo compleanno, l’ormai ex capitano biancorosso ha deciso di raccontare la sua verità al nostro Giornale: «Non potevo più tacere, lasciare passare tutto senza spiegare la mia versione dei fatti – spiega -. Ho aspettato perché avevo bisogno di metabolizzare quello che è accaduto, in un momento molto delicato della mia vita personale prima ancora che professionale. E alla fine ho capito che era giusto spiegare alla gente cosa è successo, perché ho letto troppe cattiverie, troppe accuse pesanti nei miei confronti che spero possano essere rivalutate ora che si sentirà anche la mia campana». Come immaginerà, la delusione e la rabbia di molti tifosi nascono dal fatto che si sentono traditi dal giocatore che consideravano un riferimento, una bandiera. “Mi rendo conto che mi è stato abilmente cucito addosso questo ruolo. Ma io non ho tradito nessuno, anzi: come si ricorderà, avevo scelto di venire a Vicenza firmando un contratto quadriennale in Lega Pro. Era una scelta di vita, speravo davvero di diventare una bandiera. E per quanto mi riguardava, sarei rimasto più che volentieri. L’unica cosa che avevo chiesto era un adeguamento del contratto, stipulato appunto ancora a quel tempo: il direttore e il presidente si erano detti disponibili alla fine dello scorso campionato, quindi attendevo fiducioso che si potesse definire la questione prima di cominciare il ritiro della nuova stagione”. E in effetti l’accordo pareva raggiunto… “Era quello che pensavo anch’io, visto che si era trovata un’intesa di massima proprio il giorno prima di partire per il ritiro. Avevo rinunciato a diversi soldi rispetto alla richiesta iniziale, ma non avevo rimpianti: avevo firmato convinto, felice di proseguire la mia avventura in biancorosso, restava solo da depositare il contratto. Ma lì è avvenuta la prima cosa strana”. Cioè? “Cioè che l’annuncio del prolungamento è stato dato con grande enfasi sul sito della società prima ancora che il contratto stesso venisse depositato. Piuttosto irrituale. Però poi sono passati alcuni giorni, è cominciato il ritiro, e il contratto non risultava ancora depositato. E a quel punto è avvenuta la seconda cosa strana: il direttore Tesoro dopo un paio di giorni mi ha preso da parte e mi ha detto che era arrivata un’offerta importante dal Chievo, chiedendomi se volessi valutarla”. Come ha reagito? “Ero sorpreso e un po’ disorientato. Ero fermo al rinnovo ormai definito con il Vicenza, invece il contratto aggiornato non era stato depositato e mi si sottoponeva una nuova proposta. Per di più dalla serie A, da un posto vicino a casa: per me un’opportunità importante e inattesa, ma che evidentemente anche la società era interessata a valutare, visto che mi aveva inoltrato la proposta. Considerate poi che proprio in questi giorni sto attendendo la nascita del mio primo figlio, Filippo, e capirete che in tutta sincerità non riuscivo ad essere teso e concentrato unicamente al lavoro sul campo, non mi sentivo pienamente a mio agio”. E arriviamo alla famosa amichevole con l’Arco. “Appunto. La sera prima mi confido sinceramente con i compagni e l’allenatore: Lerda, con il quale ho sviluppato un rapporto di stima e franchezza reciproche, mi ascolta e capisce la mia situazione. Insieme concordiamo che forse è meglio evitare di giocare la partita, insistendo di più per quel giorno sulla corsa che non richiede la lucidità mentale e la concentrazione massima che invece sono doverose in qualunque incontro, sia pure amichevole, se vuoi che possa rappresentare un allenamento veramente utile”. Già durante la partita, però, si è diffusa la notizia di un suo categorico rifiuto. “Appunto, che è qualcosa di ben diverso rispetto alla scelta concordata di svolgere un allenamento specifico. Allora avrei dovuto piuttosto regolarmi come fanno molti giocatori in questi casi, cioè stare proprio a riposo facendo finta di avere un dolorino al ginocchio? Non è da me! Non mi sentivo a posto per giocare, ma volevo allenarmi seriamente al massimo delle mie possibilità del momento, e così ho fatto. Tanto è vero che, ad un certo punto della giornata, su un sito web era stata pubblicata la precisazione del direttore Tesoro, che negava il mio rifiuto. Magicamente, però, dopo qualche ora quella precisazione è stata fatta sparire, mentre si è “pompata” al massimo la notizia della mia “indisponibilità” a giocare”. Come ha vissuto i successivi giorni del ritiro? “Ero frastornato, incredulo, ma per fortuna l’allenatore, i compagni e il direttore sportivo, che sapevano come sono andate le cose realmente, non mi hanno mai fatto mancare la loro comprensione. Quindi ho proseguito ad allenarmi regolarmente con serietà. La società, però, con me non si è mai più fatta sentire in alcun modo: io ero sempre fermo al contratto di rinnovo mai depositato e alla richiesta di valutare la proposta del Chievo. Fino a quando, sbalordito, ho letto le affermazioni di Pastorelli, che di punto in bianco mi accusava di essermi rifiutato due volte di giocare e mi dichiarava fuori rosa e non più degno di indossare la fascia di capitano, anzi speranzoso che qualche squadra si facesse avanti per prendermi, altrimenti sarei finito in tribuna. Evidentemente era questo il mio “rinnovo” di contratto: ho cominciato a capire che ero destinato a ricevere lo stesso trattamento con cui in passato erano stati messi alla porta compagni come Cocco e Cinelli”. A quel punto è arrivata l’offerta del Frosinone, giusto? “Esatto. E spiegatemi: che cosa avrei potuto fare se non accettarla, a quel punto? Rendiamoci conto: mi è stato riferito che il presidente Pastorelli su facebook, che peraltro io nemmeno utilizzo, ha addirittura scritto che avrebbe valutato un mio eventuale reintegro solo se avessi chiesto scusa pubblicamente. Scusarmi di che cosa e con chi, esattamente? Non sono stato io a non mantenere i patti presi. E in ogni caso, ormai con quale spirito avrei potuto continuare ad essere un suo dipendente, dopo essere stato additato pubblicamente come un traditore? Proprio io che giocando per questa maglia ho dato tutto, rischiando anche la vita, e purtroppo non per modo di dire… Ormai, con grande amarezza, ho preso atto non ero più nelle condizioni di essere ancora un giocatore del Vicenza, perlomeno del Vicenza di Pastorelli. E allora ho accettato la proposta di una società seria, dove peraltro ritrovo un allenatore che mi conosce e che stimo; mi pesa dovermi trasferire così lontano proprio adesso che nasce mio figlio, ma non avevo più scelta ormai”. Sui vari siti e social della “galassia mediatica” biancorossa si sono letti commenti molto pesanti nei suoi confronti. “Penso che sia soprattutto perché i tifosi non hanno avuto modo di sapere come sono andate davvero le cose; spero, con questa intervista, di avere contribuito a fare un po’ di chiarezza. Questa in assoluto è la cosa che mi ha fatto più male, perché ero convinto di avere dimostrato con i fatti di meritare un po’ di credibilità e rispetto. Per fortuna c’è anche chi ha preferito attendere prima di esprimere un giudizio definitivo. Per quanto mi riguarda, Vicenza resterà sempre la città che mi ha fatto scoprire il grande calcio, diventare uomo, vivere emozioni uniche come la semifinale playoff o la salvezza in rimonta dell’anno scorso. Umanamente e professionalmente ho ricevuto tantissimo, ma so anche di avere sempre dato tutto, quindi qui io tornerò sempre volentieri e a testa alta. Se qualcuno deciderà comunque di fischiarmi lo accetterò, ma io so di non meritarmi un trattamento da traditore perché non lo sono”.

(Fonte: Giornale di Vicenza)

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