Diciamocelo. Quando si parla di nuovo Menti un pizzico di diffidenza è inevitabile. In questi anni, in questi decenni, si sono visti progetti, plastici, rendering, disegnini, schizzi, scarabocchi… Mancavano solo i modellini col Das e/o col Pongo. E poi, manco a dirlo, si scioglieva tutto come neve al sole e ci si ritrovava sempre a confrontarsi col vecchio Menti, carico di gloria e di acciacchi. Uno stadio che ti fa battere il cuore per le emozioni che ti ha fatto e ti fa vivere. E anche perchè speri che nessuno gli tolga l’agibilità. Stavolta, però, forse c’è qualcosa di nuovo e di diverso. Il tempo dirà se è davvero così, ma il cammino verso il rifacimento del Menti grazie all’impegno di Amministrazione comunale, Vicenza calcio e B futura (società di consulenza partecipata al 100 per cento della Lega B) sembra essere partito con il piede giusto. E Andrea Abodi, presidente della Lega Serie B, convinto sostenitore della necessità di ammodernare (o rifare) gli impianti inadeguati, superati o scomodi, non nasconde un certo ottimismo.Presidente, il suo arrivo a Vicenza lunedì sembra aver dato slancio all’idea “nuovo Menti”. Si aspettava un’accelerazione di questo genere?«In realtà tutto nasce dalla consapevolezza che deve cominciare un percorso nuovo. Uno stadio di un certo tipo può essere un valore aggiunto per la città, un elemento che favorisce la socializzazione. Questo, del resto, è un impegno ben preciso della Lega B. Non vogliamo essere ricordati solo come quelli che giocano al sabato, lavoriamo perchè quel che facciamo possa avere anche una ricaduta sui territori del nostro campionato». E quindi si costruisce…«Sì, ma con i giusti criteri. Nel rispetto della tradizione ma puntando a una modernità sostenibile. É un concetto che non vale solo per il calcio ma per tutto ciò che va a costituire il patrimonio di una città: storia, cultura, arte… Ecco, da questo punto di vista mi piace pensare a una rigenerazione futurista dello stadio».Ma secondo lei a Vicenza tutto questo si può fare?«Non lo avete già fatto con il teatro nuovo? Mi pare che sia un esempio di opera che, al di là della sua utilità pratica, dà un contributo alla città».Che tipo di segnali ha avuto da Vicenza?«Positivi. È significativo che il sindaco e il presidente del Vicenza siano su posizioni vicine e confortanti. Ed è importante che si sia capito che non serve un progetto calato dall’alto, ma qualcosa che si integri con l’esistente e con la città nel suo insieme».Poi però bisognerà parlare di soldi. Chi investirà? Girano nomi?«Diciamo che è necessario che la città accompagni il progetto».E quindi?«Come tutti sanno i privati non fanno beneficenza. Ma da questo punto di vista la legge 147 (Legge di stabilità, realizzazione, ristrutturazione e ammodernamento di impianti, ndr) offre delle garanzie. Stabilito questo, bisogna che il beneficio ottenuto con l’investimento non sfoci nella speculazione. Sono questi i confini entro i quali ci si deve muovere».Vantaggi?«Uno su tutti: si passerebbe da un impianto usato una volta ogni 15 giorni a un centro di aggregazione che darebbe molto alla città».Una cosa buona per una Vicenza, che di sera (e non solo) pare un po’ morta…«Mah, a me Vicenza dà l’idea di una città operosa. E a questo proposito il cantiere dello stadio potrebbe dare vivacità, stimoli e spunti. É bene che la città sappia questo. O meglio: è bene che venga messa nelle condizioni di saperlo».Lei ha conosciuto i nuovi proprietari del Vicenza. Che impressione le hanno fatto?«Prima di tutto li voglio ringraziare, perchè proseguono una staffetta imprenditoriale che consente alla società di continuare il suo cammino».E poi? «Sono imprenditori concreti, lucidi, che hanno voglia di conoscere il nostro mondo. E sono moderatamente ambiziosi».Scusi, perchè moderatamente? «Perchè comunque il loro è un approccio equilibrato. Tengo comunque a ringraziare anche la precedente proprietà, che ha garantito la sopravvivenza della società facendo pure dei sacrifici».Parliamo un po’ di calcio giocato. Come sarà la B di quest’anno?«Credo che il livello sarà buono. Intanto sarà da vedere come si muoveranno le neopromosse, alcune potrebbero già inserirsi nella scia delle migliori. Poi bisognerà capire se le squadre retrocesse dalla A sapranno confermare i pronostici della vigilia che li vedono favorite. É evidente che il nostro è un campionato… educato ma anche irriverente, nel senso che non rispetta le gerarchie. E questa è garanzia di spettacolo».Cosa si augura per questo torneo?«Che, come l’anno scorso, si arrivi all’ultima giornata con 9 partite su 11 che hanno da dire qualcosa per quel che riguarda la classifica. Questo, oltre ad appassionare chi ci segue, tutela la regolarità degli eventi».Ogni anno la Lega B partorisce qualche idea. Adesso cosa bolle in pentola?«Di novità negli anni passati ce ne sono state tante, adesso ci concentreremo principalmente sulla continuità e sul consolidamento. Sono importanti i progetti degli stadi, quello di Vicenza è entrato in un gruppo che ne comprende altri quattro. E poi c’è l’impianto che costruiremo a Lampedusa. Ha un fascino straordinario: lì c’è tutto quello in cui crediamo, sport, responsabilità sociale e infrastrutture. É il campo che non ti aspetti: servirà alla comunità dell’isola, ma anche ai migranti che passeranno».
(Fonte: Giornale di Vicenza)