C’è un amore che viaggia da nord a sud, attraversa città, naviga, si spinge ad est e a ovest, unisce persone lontane. Il Vicenza ha tifosi in tutta Italia. Li accomuna un’incrollabile fede e una sfrenata passione per i colori biancorossi, quelli che li hanno incendiati da bambini, mentre sedevano sui banchi di scuola in Sicilia e giocavano nei vicoli di Roma.La storia è quella di un amore così grande raccontata dagli stessi tifosi, che sono tanti, talmente tanti che sentirli tutti è impossibile. (Per ora) ne abbiamo raccolto un campione. L’innamorato numero uno non può che essere Daniele Carrubba, 45 anni, di Gela, di professione consulente del lavoro. Segni particolari: aggiornatissimo. D’altra parte – dice lui – «tifo Vicenza da quando ho iniziato a gattonare, so tutto del Lane, che è la mia squadra del cuore. Mio fratello tifava Juventus in quel campionato che vide il Vicenza arrivare secondo. Io mi innamorai delle maglie biancorosse e da quel momento basta, scelsi per sempre».A Gela tutti conoscono Daniele, ma soprattutto tutti sanno per chi fa il tifo. «Quando parlo con le mie due figliolette, tutti ci guardano sbigottiti, perchè le domande riguardano lo stato di salute di un giocatore biancorosso piuttosto che di un altro. Sono carico – volge lo sguardo alla nuova stagione – e fiducioso. Non appena rientreranno gli infortunati, il Vicenza disputerà un buon campionato. Sarò a Trapani il 5 novembre, non posso perdermi il mio Lane nella mia Sicilia».Massimo De Tomasi vive a Faenza, ma è vicentino. Dal ’93 è una delle colonne del gruppo Fantasma (si chiama così perchè all’inizio il club era formato da pochissimi tifosi che allo stadio neanche si vedevano), che riunisce tifosi prevalentemente dell’Emilia Romagna. «Ho sempre e solo tifato Vicenza – racconta – credetemi, non guardo neanche la nazionale. Chi mi ha fatto venire i brividi e ancora mi regala emozioni? Paolo Rossi, ma sarebbe ingiusto parlare di un solo calciatore». De Tomasi, 51 anni, è manager di un’azienda commerciale. Gli ultimi eventi di mercato in casa biancorossa (su tutti, l’addio di capitan Brighenti) non hanno lasciato indifferente nemmeno lui, che in passato ha pure giocato per un periodo nelle giovanili biancorosse. «Oggi – è la sua opinione – è molto difficile trovare una bandiera, ecco perchè non bisogna attaccarsi molto ai giocatori di pallone: a 51 anni l’ho capito…». Riguardo alla nuova stagione, alza il pollice e afferma convinto: «Ho rifatto l’abbonamento dopo alcuni anni. Questo Vicenza mi piace, partiamo da una buona difesa, l’importante sarà avere un attaccante di peso. Spero non vada via Raicevic, anche se nella passata stagione, dopo un po’, non è più stato lui».Parlate pure di Gran Premio a Carlo Biavati, altro fan biancorosso di Imola. Vi racconterà che il suo mondo ha la forma rotonda e che il suo pallone preferito è quello mandato in gol da un calciatore del Vicenza. «Mi innamorai di questa squadra per i colori, come tanti. E poi c’era Alfonso Bertozzi, imolese di origine, che è stato un giocatore del Lanerossi tra l’84 e l’89. Anche a lui devo parte della mia passione per il biancorosso; e poi mia moglie è vicentina, questo è un altro dei motivi. Biavati senza alcun dubbio ci crede: «Ora che la società è cambiata, vedo un progetto a lungo termine, che riguarda anche lo stadio. La squadra è in mani sicure e non vedo l’ora che il campionato inizi per vedere all’opera i ragazzi di Lerda. Sono sicuro che daranno soddisfazione, anche a noi tifosi lontani».Gabriele Ghilarducci è un toscano doc. Nato a Viareggio, vive a Lucca. Ha 52 anni, lavora come impiegato e fa parte del club “Quei da fora” – sezione Toscana. Habitué dello stadio Romeo Menti, porta su un palmo di mano il tecnico Franco Lerda. «Un allenatore – dice con assoluta convinzione – che salva una squadra merita sempre enorme rispetto, anche perchè in poco tempo ha fatto davvero i miracoli. Come sarà il mio 2016/2017? A tinte biancorosse, ovvio. Intanto vado ad Empoli sabato. Poi aspetto con ansia la partita col Pisa del 15 ottobre. Non è un derby ma poco ci manca. Anche perchè i pisani ce l’hanno a morte, per via di quel ripescaggio in serie B di qualche anno fa… Prevedo una sfida molto calda».Chiedete a Fabrizio Fiori, 48 anni, cantautore romano, cos’è per lui il Vicenza. Vi risponderà che è musica. Tra una cover e l’altra dei Pooh, Fabrizio, che ha scritto pure una canzone dedicata a Piermario Morosini e un inno del Vicenza che ancora non è decollato, ammette di sentirsi molto più vicentino che romano. «Certo – fa sapere della capitale – non sono il tifoso sfegatato che tutti vorrebbero. Gli impegni mi impediscono di venire spesso allo stadio, ma io mi sento profondamente biancorosso». Così lontani, così vicini.
(Fonte: Giornale di Vicenza)