Manca dal Bentegodi da 14 anni. Cristian Brocchi ha rivisto il Verona l’ultima volta da avversario il 28 aprile del 2002, per tutto il tempo in panchina col Milan mentre i suoi compagni Inzaghi e Pirlo cancellavano il gol di Mutu spingendo l’Hellas verso la Serie B. L’anno prima Brocchi era all’Inter, dopo le due stagioni di Verona, non convocato nel 2-2 firmato da Bonazzoli, Italiano, Farinos e Hakan Sukur. Brocchi ha appeso le scarpe al chiodo quando l’Hellas è tornato in Serie A, senza quindi mai rivedere direttamente sul campo il suo primo amore. Ha altri pensieri ora, allenatore del Milan che ha fretta ma anche tanti punti di domanda certificati da una classifica anonima e dall’ennesima annata grigia. Col Sassuolo a un punto, seria minaccia al sesto posto che al Diavolo sta già parecchio stretto. Il Milan di Brocchi è ancora in embrione, «perché in fondo abbiamo lavorato insieme solo 13 ore, di tempo non ce n’è stato molto ma nel possesso palla qualche passo in avanti l’abbiamo fatto». GUSTO DELLA MANOVRA. Il primo pensiero di Brocchi è stato proprio la gestione del pallone, lui che al Verona era soprattutto l’uomo del cambio di passo e delle accelerazioni furiose. Di maestri però ne ha conosciuti tanti, tutti diversi nei propri principi. Da Prandelli, all’Hellas ma anche alla Fiorentina, fino al lungo ciclo con Ancelotti proprio al Milan dove ha avuto anche l’Imperatore Terim e all’Inter fra Lippi e Tardelli, fino alla Lazio di Delio Rossi, Reja e Petkovic. «Stiamo lavorando dal punto di vista mentale, perché abbiamo difficoltà con le piccole mentre partite così dovremmo invece approcciarle con grande aggressività per dare un segnale agli avversari e ai tifosi», l’obiettivo di Brocchi, perché il Milan non ha battuto una volta Carpi e Atalanta fra andata e ritorno perdendo punti anche con Empoli, Genoa, Torino, Udinese e Chievo. «C’è bisogno di dare fiducia e certezze alla squadra. Abbiamo battuto il Napoli con il possesso palla su cui Sarri lavora dall’inizio dell’anno.Dobbiamo finalizzare meglio ed in questo che mi sono concentrato. Attaccare gli spazi è stata la mia priorità. Se a Verona riuscissimo a fare quello che ho chiesto ai giocatori sarebbero dei fenomeni. Per certe cose ci vuole del tempo, ma da loro qualcosa in più rispetto alla gara col Carpi mi aspetto».ASSENZA PESANTE. Brocchi ha cambiato il Milan, con Mihajlovic diviso fra 4-3-3 e 4-4-2 ma adesso col 4-3-1-2 che tanto assomiglia al calcio di Ancelotti, quello che l’ha allenato per più tempo influenzandone evidentemente il pensiero. «Gli unici che non hanno digerito questo cambio di sistema sono fuori dallo spogliatoio. Nessuno in realtà – puntualizza Brocchi – ha mai messo il modulo al centro dei nostri problemi. L’assenza di Bonaventura si sentirà, lui ha qualità e visione di gioco. Non so chi sceglierò come trequartista. Boateng e Honda sono diversi, la mia scelta sarà legata agli interpreti di centrocampo. Menez ha caratteristiche da solista ma si sta allenando bene e fa gruppo con il resto della squadra. Le sue qualità sono fuori discussione». Senza Balotelli probabile che in attacco, a fianco di Bacca, vada proprio Menez con Honda alle loro spalle.GOL E PROBLEMI. La prima grana di Brocchi è stato Bacca, uscito ringhiando dopo la sostituzione col Carpi. Per Brocchi è acqua passata: «Con Bacca è stato importante quello che ci siamo detti nello spogliatoio. Sono stato scelto per portare le idee che ho manifestato di avere in questi anni. Per me insegnare ai ragazzi è uguale all’insegnare agli adulti, non vedo grosse differenze. Dalla gara col Verona voglio vedere qualcosa in più anche sotto il profilo della velocità».
(Fonte: L’Arena)