• 27 Dicembre 2025

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Hellas Verona in B, Setti: “Abbiamo un dovere nei confronti dei nostri tifosi, nessuno è come loro…”

Nessuna promessa, nessun proclama. Non li aveva fatti nemmeno al suo arrivo, quando il Verona tornò in Serie A dopo undici anni. Maurizio Setti allontana cattive voci e facili luoghi comuni, fa due conti e guarda avanti. «Faremo il massimo, come è normale. Ci tornasse indietro nel prossimo campionato anche il 10 per cento della sfortuna di quest’anno sarebbe tutto più semplice», le parole del presidente dell’Hellas ieri mattina a Radio Rai nel corso della trasmissione “Radio anch’io e sport”, poco meno di dieci minuti di intervento in cui Setti ha spaziato lungo più fronti. A partire dalla prossima Serie B, «dove i valori si azzerano, il gioco è spesso interrotto, le qualità tecniche emergono meno e bisognerà correre tanto. Ovviamente faremo il possibile, anche per un dovere nei confronti dei nostri tifosi. Veramente di stampo inglese. Nessuno è come loro in Italia. Uno spettacolo, l’unica cosa di cui ci possiamo davvero vantare».ARRIVA IL PARACADUTE. Il Verona avrà 25 milioni di euro di paracadute perché in Serie A nelle ultime tre stagioni, contro i 10 di Carpi e Frosinone, più i 15 residui nel caso di seconda stagione in Serie B nel paniere dei 60 milioni di diritti tv. Il cuscinetto è corposo, ma la logica e i dati dicono che a nessuna società in passato ha fatto bene retrocedere. «La Serie B è un baratro a livello commerciale e marketing. Nessuna squadra può pensare di ricavarne dei benefici solo perché ha il paracadute. Il termine stesso lo dice, in fondo è solo un ammortizzatore. Il volume si riduce, quando va bene, del 40 per cento». Il nuovo paracadute è per di più figlio di una vecchia battaglia dell’Hellas, dai tempi in cui Setti gridava il suo orgoglio «per la voglia del Verona di combattere il potere delle grandi» nel tentativo di difendere i diritti dei piccoli club. «Questa guerra, purtroppo iniziata tardi, l’abbiamo fatta noi ma non per beneficiare di una norma ad hoc, ma a vantaggio di tutte le retrocesse. E non solo quest’anno. Normalissimo avere il paracadute, come accade negli altri paesi, per i conti economici di una società da più tempo in Serie A dove a dettar legge sono soprattutto i giocatori e i procuratori».ERRORI E SOLUZIONI. Il futuro è da scrivere, anche in panchina. «Delneri? Col mister non abbiamo ancora parlato. Lui ha dato un cuore più forte e più intenso alla squadra, conti alla mano se avessimo avuto lui fin dall’inizio ci saremmo salvati», la fotografia di Setti, che alla base degli insuccessi della stagione trova anche il peccato originale. «Nel trapasso dirigenziale avrei dovuto cambiare tutti come succede alla fine di ogni ciclo. E non perché Mandorlini non avesse voglia, pur di restare si sarebbe ammazzato. Quando abbiamo avuto il periodo col maggior numero di infortuni, anche con nove titolari fuori, si doveva fare qualcosa di diverso. Come battuta dico sempre che noi siamo come il Leicester, avevamo la stessa quota in caso di retrocessione. Era scontato che avremmo dovuto lottare per restare in Serie A, invece nelle difficoltà la testa è venuta a mancare. Avrei dovuto cambiare a livello tecnico così come qualche giocatore fra chi era da noi da tanto tempo».RIMPIANTI E LEALTÀ. Setti protegge gran parte del suo progetto. «Abbiamo iniziato il campionato con una rosa di calciatori tutti di proprietà, tranne uno. Abbiamo investito prendendo giovani come Bianchetti e Viviani. Non meritavamo di andar giù. I valori di Carpi e Frosinone, più o meno, erano quelli. La terza non dovevamo essere noi, ma se ripenso a quel che ci è successo quest’anno non finiamo più». Autoritaria la difesa del Verona dagli attacchi di Palermo prima e Carpi poi, che hanno messo in discussione la lealtà sportiva dell’Hellas dopo la partita col Frosinone e prima di quella di domenica proprio a Palermo. «Certe situazioni mi sembrano irreali, in Italia fare gli onesti pare una rarità. Come uomo, come presidente e come società sia nei confronti dei tifosi che del “sistema calcio” non abbiamo mai una volta fatto quel che non dovevamo fare. La gara di Palermo è stata lo specchio della nostra stagione fra pali, possesso palla e un gol subito in fuorigioco. Potremmo recriminare centomila volte, ma è la dimostrazione che quando l’annata è storta non c’è niente da fare».

(Fonte: L’Arena)

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