Con pochi soldi ha prodotto molto. Ha dato la promozione al Bologna in una delle sue stagioni più nere. A Verona le premesse per Filippo Fusco sono diverse, non si navigherà proprio nell’oro ma un grosso paracadute e basi non certo da buttare permettono di guardare l’estate con fiducia. Il nuovo direttore sportivo del Verona verrà presentato domani, appuntamento alle tre del pomeriggio nella sede dell’Hellas di via Belgio senza più Riccardo Bigon, che proprio ieri è stato ufficializzato dal Bologna. L’asse con la via Emilia sarà parecchio battuto, almeno secondo logica. Fusco è diesse sui generis, al lavoro nell’area tecnica di Napoli e Foggia a distanza di anni, nel frattempo agente Fifa con particolare predisposizione per la dialettica che deve avergli riconosciuto anche l’università Federico II di Napoli, dove nel marzo del 1992 s’è laureato in giurisprudenza con una tesi sul diritto internazionale, tre anni dopo abilitato alla pratica legale. Fusco da calciatore non è mai stato un professionista, ma s’è arrampicato fino in alto con la dedizione e la pazienza che fa forte la gente tenace come lui. Di coraggio d’altronde ce ne voleva parecchio due anni fa a Bologna, del tutto spoglia prima che dal Canada arrivassero i dollari di Joey Saputo. Senza capo e senza coda, dove costruire non era facile. Il Bologna andò in A anche se gli diede il benservito poco dopo aver finito il mercato e consegnato alla dirigenza una rosa onorevole, rinforzata a gennaio dalla mano di Pantaleo Corvino e soprattutto da tanti soldi. Quarantasette anni compiuti lo scorso 26 maggio, nato a Napoli, il nuovo uomo mercato dell’Hellas successore di Sogliano e Bigon ha appena iniziato la sua partita più complicata, anche se nemmeno quella di Bologna è stata esattamente una passeggiata. È entrato in punta di piedi Fusco, senza cancellare il lavoro avviato da Bigon e avvallato dal presidente Setti. La scelta di Pecchia l’ha condivisa anche lui, ma adesso dovrà accelerare perché di nodi complicati ce ne sono parecchi. Dal contratto di Pazzini alla «questione Romulo», dal primo Verona dopo tre anni senza il leggendario Toni nell’area avversaria ad aspettative che andranno sì calibrate in base alle casse societarie ma che in ogni caso non dovranno essere deluse perché la ferita della retrocessione è ancora bella aperta per tutti. Magari sfruttando la corsia preferenziale proprio con Bologna. La strada la conosce bene anche Setti, che a Bologna aveva la vicepresidenza e pure la delega al mercato. La potenziale sinergia c’è tutta, basta saperla sfruttare fino in fondo. È già partito Fusco, al lavoro giorno e notte, davanti ad una Serie B di cui ha già imparato a conoscere segreti e vie d’accesso. Coi giocatori è sempre stato capace di instaurare un feeling particolare, coi procuratori è sempre andato molto d’accordo, a Bologna ha dimostrato di saperci fare seppur in mezzo al deserto o quasi. Fusco è sempre in giro, presente alle finali del campionato Primavera che hanno incoronato la Roma e l’altra domenica all’ultimo atto della Coppa di Svizzera dal suo amico Zeman, allenatore a Lugano sconfitto dallo Zurigo. Il mondo l’ha girato in lungo e in largo, al di là di un curriculum che racconta molto meno della sua esperienza. A Verona l’aspetta la prova del nove.
(Fonte: L’Arena)