• 28 Dicembre 2025

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Verona, Cossato: “Chi gioca nell’Hellas deve aver voglia di mangiare l’erba per la maglia!”

«Io sono ancora là. A Reggio Calabria, al Granillo, quel giorno, in quel preciso momento». Ha appena festeggiato i quindici anni, Michele Cossato. Quindici anni dal gol con cui consegnò al Verona la più follemente romantica delle salvezze. Spareggio per restare in Serie A, campionato 2000-2001, partita di ritorno: Reggina-Hellas. All’andata, vittoria gialloblù per 1-0, segna Martin Laursen. Al ritorno, il 24 giugno 2001, il Verona è sotto per 2-0, e quindi in B, a 4’ dalla fine. Poi succede qualcosa. Un pallone lanciato in avanti da Giuseppe Colucci, il controllo e lo stacco di Cossato, la rete. L’Hellas resta su, la Reggina va giù e allo stadio e negli spogliatoi si scatena il pandemonio: «Mi viene ancora la pelle d’oca a pensarci», dice Cossato, che sospira, dal mare della Puglia.

Sembra sia accaduto ieri, e invece…

«Invece il tempo passa. Ma non so descrivere quel che provo quando torno con la mente a quella partita. Davvero, tutto è come allora. E resta il punto più alto della mia carriera. Io, veronese, tifoso del Verona, che fa gol e l’Hellas si salva. E la cosa più bella è che a distanza di anni non c’è una sola persona che non ricordi che cosa stesse facendo. Dopo lo scudetto, forse, è stata l’emozione più grande per chi ama i colori gialloblù».

Una storia da film.

«Sì, da farci un libro. Magari per il ventesimo anniversario se ne potrebbe scrivere uno. Ci sono tanti aneddoti che vanno raccontati».

Uno su tutti?

«Fui il primo a lasciare il campo e a scendere verso gli spogliatoi, con gente che mi prendeva a calci e pugni. Entro nello stanzone e vedo Sandro Mazzola, che era stato sostituito, si era fatto la doccia e non sapeva dell’esito della gara. Mi guarda e mi fa: “ma ti rendi conto? Siamo retrocessi e questi ci picchiano pure”. E io gli rispondo: “No, ho segnato e ci siamo salvati”. Dopo arrivarono gli altri nostri compagni di squadra e ci siamo barricati per difenderci dall’assalto».

Il Verona restò in A, ma retrocesse un anno dopo. Una caduta in B diversa da quella di questa stagione.

«Direi opposta. Per noi fu una beffa, mentre stavolta l’Hellas è sempre stato in fondo. Dispiace molto, anche perché Gigi Delneri, da quando è arrivato, i punti li ha fatti. Sono mancati quelli del girone d’andata. Peraltro sono convinto che sarà un’altra cosa anche la reazione del Verona a questa retrocessione, rispetto a quanto avvenne a noi».

Perché?

«L’Hellas percepirà 25 milioni di euro di “paracadute”, un pacco di soldi, utili per sistemare i conti e costruire una squadra di alta classifica senza cedere i pezzi pregiati. Al contrario non passava una settimana, per noi, con la stessa rosa a disposizione. Se ne andarono grandi giocatori, e alla fine ne veniva ceduto uno al giorno. Capimmo che dovevamo essere bravi a rimanere in Serie B. E lottando duramente ci riuscimmo. Vi assicuro che non fu semplice».

In questo Verona, invece, ci sarà ancora Pazzini.

«Se resta è perché ha delle motivazioni. Chi gioca nell’Hellas deve aver voglia di mangiare l’erba per la maglia. Altrimenti è meglio che saluti: non c’è bisogno di gente che non si senta il Verona addosso».

(Fonte: Corriere del Veneto, edizione di Verona)

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