Un ritorno al passato. A quel ruolo da centrale che al Verona non aveva praticamente mai fatto. Michelangelo Albertazzi è uno dei veterani tra i gialloblù nonostante i suoi venticinque anni, ma da tempo non stava in mezzo alla difesa come invece gli era capitato spesso nelle giovanili. «Quello del centrale è il mio ruolo naturale, l’ho fatto anni nelle giovanili – conferma il giocatore gialloblù – sono felice che il mister mi stia facendo giocare lì, mi piacerebbe molto farlo anche in futuro e nel prossimo campionato, ma va bene comunque. Terzino o centrale alla fine non importa, ma se devo dire cosa preferisco, beh sicuramente in mezzo». Provando a togliere il posto a Matteo Bianchetti o Filip Helander, sempre che lo svedese non venga ceduto come, ipotesi sempre possibile per le diverse richieste arrivate in società, aprendo così ad Albertazzi una grande possibilità per un campionato da protagonista in mezzo alla difesa. Ritrovando il campo e soprattutto le vittorie che sono mancate nella passata stagione. «C’è grande voglia di riscatto – continua il difensore classe 1991 – di fare bene e di toglierci delle soddisfazioni fino dalle prime partite dopo il triste epilogo dello scorso campionato. Per noi, per la città, per i tifosi, per la società. Per tutti quanti insomma, c’è lo meritiamo ma ora sta a noi dimostrare sul campo di voler rendere speciale la prossima stagione». Nessun pensiero diverso dall’Hellas per lui, nessuna voglia di cambiare aria neppure dopo la delusione della retrocessione. «Assolutamente, a Verona sto benissimo – continua Albertazzi – questo ambiente mi è entrato dentro da subito. Ho conosciuto tante persone splendide e c’è un tifo credo unico in Italia, non ho mai pensato minimamente di poter andar via. Giocare titolare? Lavoro per farlo, qui siamo in tanti tra esperti e giovani, ma la competizione non fa altro che bene, al singolo e a tutto il gruppo». Poco da dire sulla partita contro la modesta rappresentativa della Val d’Isarco,manche se Albertazzi ci tiene a dire che «le gare sono sempre importanti, anche contro avversari nettamente inferiori,ma era comunque la prima e credo che abbia dato delle buone indicazioni al mister». Che ormai sta imparando a conoscere, nei modi e nelle richieste sul campo. «Ci chiede tanta comunicazione dentro e fuori dal campo per conoscerci subito e iniziare già a creare un gruppo solido, condividendo gli stessi obiettivi. Lavora tanto sul possesso palla e sull’intensità, sulla voglia di giocare e di dimostrare quanto valiamo, questo è molto bello». A tutti chiede di non buttare mai via la palla ma di cercare di giocarla e di far partire l’azione da dietro, anche nella zona vicina alla propria area. «Il mister vuole sempre il possesso palla ma con giocate semplici e veloci, e questo vale anche per noi difensori».