Non alza la voce, non serve. Ha già detto tutto il campo. Del valore del Napoli e di certe sviste di Celi difficili da digerire. Riccardo Bigon, per sei anni di casa al San Paolo, guarda la realtà negli occhi. Fino in fondo. Nel bene e nel male.«Abbiamo perso perché il Napoli è più forte. Nulla da dire sul risultato della partita, ma se dobbiamo finire la stagione con questo atteggiamento arbitrale allora veramente non ci stiamo», il pensiero forte del direttore sportivo dell’Hellas quando tutti sono negli spogliatoi e comincia il tempo delle doverose analisi.Il tono è deciso, specie quando Bigon chiede «rispetto per il Verona, per i suoi tifosi, per noi stessi in una stagione molto difficile e con mille problemi». Non c’è resa, solo voglia di equità. «Cercheremo di lottare fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata e di onorare il campionato e la maglia come è nostro dovere fare, ma certe leggerezze dell’arbitro proprio non ci stanno», ha proseguito Bigon, sostituto delle voci dei giocatori come succede quando c’è bisogno di essere più chiari del solito. Perché il tempo stringe, le speranze di restare in Serie A saranno anche poche ma certe regole il calcio le deve conservare sempre e per chiunque.
TUTTO CHIARO. Bigon bolla tre momenti della contesa. Primo episodio: «Abbiamo perso anche per una serie di mancate attenzioni nei nostri confronti. Il primo gol del Napoli ad esempio nasce da un chiaro fallo su Gomez. Non è che poi vinciamo la partita per un fallo a centrocampo, ma se l’irregolarità c’è la devi fischiare». Secondo episodio: «La mancata espulsione di Albiol è clamorosa, ma immagino se oggi a Napoli avessero mandato fuori un giocatore dopo quel che è successo con Higuain la settimana scorsa. Sarebbe stata bella da vedere. C’era fallo su Albiol? Benissimo, se l’arbitro vede il rigore lo deve assegnare. Non c’è problema, ma Albiol non si può permettere di togliersi la maglietta, di fare ok col pollice, di battere la mano sulla spalla dell’arbitro e di applaudire il guardalinee. Magari perdiano anche se loro restano in dieci ma intanto Albiol era da espellere».Non è finita, il direttore sportivo gialloblù parla anche del terzo episodio del San Paolo: «È clamoroso anche quando l’arbitro ferma il gioco perché c’é Gabbiadini a terra per un colpo ad una gamba. Prima ha fatto finire l’azione del Napoli, poi quando il Napoli non la conclude e ripartiamo noi in contropiede allora l’azione la ferma».
VERSO IL FROSINONE. Discorso chiuso, Bigon guarda avanti. «Abbiamo sei partite davanti e le vogliamo giocare al massimo. Facendo il nostro dovere al meglio, ma così dovranno fare tutti. Vogliamo lottare e combattere. E se dovessimo retrocedere vogliamo farlo col rispetto di tutti quanti come è giusto che sia. Non sono contro il Napoli o contro Albiol, ma sto parlando del futuro. La stagione è stata negativa, soprattutto all’inizio quando ci siamo trovati spesso senza attacco. Guardando la classifica le speranze sono poche, dobbiamo preparare la settimana al meglio per essere pronti per il Frosinone».Bigon sfiora anche il futuro di Gigi Delneri, rimandando ogni decisione al momento in cui le bocce saranno ferme: «A fine stagione il presidente valuterà la situazione di tutti noi ed anche quella dell’allenatore. Da quando c’è Delneri abbiamo una media da salvezza, dopo un inizio di campionato in cui purtroppo abbiamo dovuto fare i conti con una lunga serie di infortuni che hanno notevolmente complicato la nostra annata. Adesso però testa al Frosinone». Magari con un senso di giustizia che a Napoli non s’è proprio visto.
(Fonte: L’Arena)