• 27 Ottobre 2025

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Udinese-Chievo, Kuzmanovic: “Dobbiamo salvarci il prima possibile. E voglio restare…”

Football Soccer – Udinese v Napoli – Italian Serie A – Friuli stadium, Udine, Italy – 3/4/16 Napoli’s Lorenzo Insigne reacts against Udinese’s Zdravko Kuzmanovic. REUTERS/Stefano Rellandini

«Mi hanno detto: se vai lì non sbagli. Avevano ragione». Zdravko Kuzmanovic racconta così il suo approdo friulano, le parole di due amati ex come Samir Handanovic e Dusan Basta, le sensazioni dopo quasi tre mesi vissuti in bianconero, un chiodo fisso («Salvarci prima possibile») e il futuro: «Voglio restare qui, credo sia possibile, anche se nel calcio quello che sarà non è mai sicuro». Arrivato in prestito lo scorso gennaio, Kuz sarà riscattato da Pozzo a fine campionato: l’accordo c’è già – si dice –, d’altra parte sarebbe un delitto mollare un centrocampista di spessore come il serbo, capace di calarsi nella realtà friulana in fretta. Kuzmanovic, le sue esultanze dopo la vittoria sul Napoli, la grinta messa in campo nelle ultime uscite, sono entrate nella testa e nel cuore dei tifosi… «Mi piace mostrare sul campo che ho carattere, combattere su ogni pallone. Penso che sia una delle mie qualità: chi mi conosce sa che sono fatto così. Non mi piace perdere». In Italia ha giocato già con Fiorentina e Inter, in mezzo l’esperienza con lo Stoccarda prima di tornare al Basilea, da dove era partito: come mai è ritornato dopo pochi mesi in Italia? «Non mi trovavo, ho avuto dei problemi sui quali è inutile tornare e quando è arrivata l’Udinese ho ascoltato i consigli che mi hanno dato due amici come Handanovic e Basta e ho firmato. È una gran bella chance». Rispetto alle sue precedenti avventure in serie A, l’Udinese è una realtà di provincia. «Avevo altre due-tre offerte, all’estero, ha io ho scelto l’Udinese perché mi sono ricordato di quanto era difficile fare risultato qui: spesso pareggiavo, o perdevo». Adesso qui si combatte per altri obiettivi, purtroppo. «Si tratta comunque di un club al top. Mi sono stupito positivamente quando ho visto lo stadio che l’Udinese è riuscita a fare. Poi le strutture, l’organizzazione societaria…». Facciamo un salto indietro, alle origini: Kuzmanovic è un nazionale serbo, ma è nato in Svizzera. «Sì, a Thun, nella parte tedesca. Ma il mio cuore è per la Serbia, dentro sono serbo e questo credo si vede anche nel mio modo di giocare». Chi l’ha indirizzata verso il calcio? «Mio padre. Un grande tifoso della Stella Rossa Belgrado. E un ex giocatore in Svizzera. E devo solo ringraziarlo: in definitiva facciamo un lavoro bellissimo. Un sogno per un ragazzo che ama lo sport. Il ruolo? Sempre a centrocampo, fin da bambino». In Italia è stato scoperto da Pantaleo Corvino, quando era direttore sportivo della Fiorentina. «Sì, proprio lui. Sono arrivato là a 19 anni e devo ringraziare il club viola per l’opportunità che mi ha concesso. Il campionato italiano resta sempre il più difficile». Lo può dire con cognizione di causa, visto che ha giocato a lungo anche in Germania. «La Bundesliga è una realtà piacevole: gli stadi sono sempre pieni e io ho avuto la possibilità di difendere i colori di una squadra come lo Stoccarda che era ai vertici: con loro ho fatto anche una Champions oltre a due Coppe Uefa. Ma l’Italia è l’Italia: qui puoi perdere con tutti, puoi perdere con l’ultima». E l’Udinese può battere in modo netto il Napoli, incidendo nella volata scudetto… «Quella vittoria ci ha dato fiducia. Anche se a Genova con la Sampdoria abbiamo perso, mi sembra che quella prestazione sia stata all’altezza. Se a Marassi, un campo difficile, non abbiamo fatto punti è stata colpa solo degli episodi». La salvezza è nel mirino: quante partite serviranno per centrarla? «Nessun numero. Dico solo che se vinci col Chievo e poi perdi tutte le altre cinque partite non fai bene…». Kuzmanovic, De Canio le ha dato le chiavi del centrocampo. Per il futuro, tuttavia, Pozzo ha messo le mani su Balic: che ne pensa del croato? «Se l’Udinese l’ha scelto vuol dire che ha talento e la possibilità di costruirsi una carriera importante. Io gli consiglio di avere pazienza e di dare sempre il massimo in allenamento. In Italia, nei campionati di vertice in Europa, c’è bisogno del fisico, non solo della tecnica e del talento».

(Fonte: Messaggero Veneto)

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